SCHRAMM – Jorg Buttgereit
Horror del regista tedesco Jorg Buttgereit, imperniato sulla figura di un killer seriale fotografato in istanti di vita subito prima dell’accidentale morte. Enigmatico, difficile da tradurre, fumoso in alcuni momenti, ma molto personale, quindi autentico.
I deliri di Lothar Scramm, comprese le automutilazioni, lo rendono prigioniero della sua stessa mente e delle mura di casa, e solo la forte amicizia con la prostituta Marianne (la Monika M. di Nekromantik) lo tiene in vita. Per l’uomo uccidere è un arte, come testimoniano le macchie di sangue e gli schizzi impressi sulle pareti di casa che è costretto a ricoprire con della vernice.
Il film di Buttergeit rappresenta l’aspetto exploitation come marginale, preferendo l’indagine approfondita della mente di Lothar, un essere umano che si sente uguale agli altri quando corre loro accanto (hobby che lo rende assimilabile alla normalità), amante del suo corpo che cerca di mantenere in forma a tutti i costi. Sequenze oniriche piuttosto riuscite ed eleganti, estrapolate dai sogni/incubi del solitario protagonista che si masturba dinanzi a torture-movie e che fa sesso con un torso di bambola gonfiabile. In sottofondo un respiro ansimate che si fa sempre più persistente e invadente, mentre lo “ammiriamo” truccare le vittime e fotografarle in diverse pose.
Movimenti fantasiosi della MDP conditi da inquadrature interessanti, l’uso del ralenty e del black&white (in una breve, enigmatica ed affascinante scena che rimanda agli snuff-movie), vari temi musicali ad opera del duo Muller-Schmitz ricorrenti più volte nella pellicola, concorrono a creare un’atmosfera alienata ed alienante, la stessa che imprigiona Lothar, specialmente in contrapposizione con gli estratti del suo misterioso passato, in cui sono ritratti momenti felici e spensierati. Buttergeit ci mostra immagini graffiate, girate con una videocamera amatoriale, quadretti di una famiglia apparentemente normale, in mezzo al verde e al mare. L’ultima sequenza è ancor più complessa e simbolica, con un cavallo finto e scarnificato avvolto dalla foschia ed una sorta di Gesù Cristo, cui Lothar è a giudizio, che lo colpisce …
Come cappello per gli amanti dello splatter, come non citare una delle più malsane e disturbanti scene di deorbitazione mai girate? Jorge Buttgereit è un autore che non ha paura di sporcarsi le mani e lo dimostra pienamente con Schramm sin dalla frase di inizio film, pronunciata dal serial killer americano Carl Panzram, virando una storia che poteva avere inizio e fine nella violenza verso una introspezione psicologica descritta attraverso devianze registiche e di montaggio mai banali. Cult.