RUGHE – Ignacio Ferreras
Emilio inizia a manifestare i sintomi dell’Alzheimer e suo figlio decide, senza troppo rammarico, di portarlo in una casa di cura per anziani. L’uomo si scontra con una nuova quotidianità fatta di persone che hanno dimenticato chi e dove sono, afflitte da acciacchi e malattie più o meno gravi, oppure trincerate dietro mondi immaginari che regalano l’inganno di rivivere all’infinito bei momenti della giovinezza o sogni ad occhi aperti.
Il suo compagno di stanza, Miguel, è un personaggio ambiguo: non sembra avere particolari problemi di salute, ma ha un atteggiamento sprezzante e cinico nei confronti degli altri ospiti della struttura e della vita stessa. Quando le condizioni di Emilio cominciano a peggiorare, però, è proprio Miguel a tentare di aiutarlo a non finire al temuto “piano di sopra”, nel quale vengono ricoverati gli anziani in condizioni critiche o bisognosi di cure intensive, e da cui spesso provengono lamenti disperati.
Rughe è caratterizzato da disegni espressivi ma essenziali, in tono con la storia cruda, senza fronzoli. La vicenda è commovente, ma al tempo stesso ha la forza di un pugno nello stomaco: è evidente sin da subito che non ci sarà nessun lieto fine, perché il film racconta la rassegnazione di un’età che somiglia a un limbo e da cui non si può fuggire. Nonostante l’amarezza e il disincanto che trapelano scena dopo scena, il lavoro di Ignacio Ferreras non manca di far comparire una speranza all’orizzonte, quella della conversione. Miguel, infatti, dimostra come non sia mai troppo tardi per fare del bene o per provare sentimenti sinceri.
Tratto dal graphic novel di Paco Roca, Rughe è stato vincitore del premio Goya come miglior film d’animazione e come migliore adattamento. Tra i numerosi meriti dell’opera c’è sicuramente quello di aver trattato con coraggio e realismo temi difficili e insoliti per questo “formato”: vecchiaia, malattia, clausura in un’ospizio, morte.