ROBOCOP 2 – Irvin Kershner
Un’auto investe il carrello della spesa di una vecchia senzatetto, gettandone a terra gli averi, un uomo le strappa via la borsetta mentre è a terra, due prostitute rapinano l’uomo prendendolo a calci e colpi di tacco a spillo sul volto e, mentre fuggono, l’arteria alle loro spalle esplode. L’ennesima rapina in pochi istanti ma, stavolta, l’agente giunto sul posto è Robocop.
Mentre la multinazionale OCP prosegue con l’incremento dei propri introiti, una nuova e devastante droga chiamata Nuke sta mietendo vittime su vittime, grazie anche ad una sorta di guru, Cane, nonché principale produttore della stessa, capace di trovare sempre nuovi “adepti”.
L’abbandono al timone del regista Paul Verhoeven si vede in questo secondo capitolo, nonostante l’apporto del mestierante Irvin Kershner (L’impero colpisce ancora), infatti l’ironia stessa che caratterizzava il capostipite della serie risulta qui depotenziata e funzionale solo a rimando verso il capolavoro del regista olandese. Anche la violenza, qui ancor più presente, sembra mostrata con esagerazione quasi a voler mantenere una linea col primo film, risultando alle volte poco meno di un riempitivo.
Robocop 2, tuttavia, mantiene un buon ritmo, non lesinando in conflitti a fuoco e inseguimenti, oltre ad esplorare la psicologia dell’agente Murphy, tristemente conscio della fine di un rapporto con la moglie che non riesce ad accettare. Anche la figura del figlio, innocente che non potrà più abbracciare senza frapporre uno strato di metallo tra loro, diviene elemento di sofferenza per un robot, sbeffeggiato proprio da un bambino, sorta di braccio destro di Cane, che lo attira in trappola facendone a pezzi il corpo cibernetico.
Purtroppo l’atmosfera marcia di una Detroit figlia di un’America corrotta viene qui quasi a mancare, principalmente a causa della mancanza di carrellate tra i ghetti e le decadenti strutture annerite dagli spurghi tossici, oltre che alla quasi grottesca caratterizzazione dei personaggi, più consoni a personaggi dei fumetti che altro. Sicuramente sufficiente ma al di sotto delle aspettative create dal primo capitolo.