RITES OF SPRING – Padraig Reynolds
Due ragazze dentro una macchina. Un uomo le fissa nell’oscurità. In un attimo avviene l’assalto e le ragazze si ritrovano legate in una sorta di stalla in un casolare disperso nella campagna. Tre sequestratori rapiscono la figlia di un uomo d’affari, uccidendone la moglie e fuggendo via. I destini di tutte queste persone, carnefici e vittime, si incroceranno … mortalmente.
Una delle due ragazze rapite viene denudata e sul capo poggiata una maschera di un essere caprino, pronta ad essere offerta come sacrificio a una creatura capace, secondo la tradizione, di incrementare il raccolto di primavera.
Rites of spring sembra voler unire due plot insufficienti per realizzare due diversi film, mescolando le carte in tavola per cercare l’effetto sorpresa dal vago sapore pulp, ma ciò naufraga in un mare di comicità involontaria, pochezza a tratti disturbante e un alone di B-movie per teenager americani che affoga la pellicola di Padraig Reynolds in un oceano valido a stento per lo straight-to-video. Peccato perché, nonostante la mancanza di originalità, la storia avrebbe meritato un intreccio giocato in modo migliore.
Gli attori sono poco credibili e la creatura, che dovrebbe essere uno dei punti di forza in film come questo, sembra un deficiente pieno di garze, capace di stupidità atroci anche nel modo in cui viene tolta di mezzo (vedere la scena finale in cui praticamente si suicida sull’ascia). E non ditemi di avervi spoilerato il finale, scontato dopo i primi 10 minuti.