RIDING THE BULLET – Mick Garris
Alan deve recarsi dalla madre ricoverata in ospedale perché colpita da ictus; inizia così un lungo viaggio, tramite autostop, che lo porta ad affrontare timori filtrati attraverso ricordi infantili che lo spingono verso una scelta talmente imponente da segnare il proprio destino … o quello della madre.
Proposizione dell’omonima storia pubblicata da Stephen King come e-book in patria e nella raccolta Tutto è fatidico in Italia, una delle meno ispirate. Il problema fondamentale risiede nei giochi di tensione che, il regista Mick Garris, non riesce stavolta a sostenere oltre la metà del film, cadendo sotto i colpi della ripetitività e banalità. Ottima la fotografia, capace di immergere le desolate strade americane in un cupo ed asfissiante blu scuro. Non scontato il finale, specialmente rispetto al calo riscontrato nel secondo tempo.
Per chi non si lascia sfuggire nulla di King, Riding the bullet può rivelarsi un piatto gustabile, per tutti gli altri la noia diverrà presto imperante, sino ad essere scossi (destati?) nel finale. La cornice di corto/medio metraggio sarebbe stata più adatta, ma non al confezionamento per il cinema. Rasente la sufficienza.