REQUIEM FOR A VAMPIRE – Jean Rollin
Una sparatoria, una macchina che corre, una vita che si spegne, due che riescono a fuggire al medesimo destino. Un incessante lasciarsi alle spalle qualcosa o qualcuno capace di braccarle, ma la fuga porta le due ragazze nel covo di una sorta di setta che sta proteggendo l’ultimo vampiro.
Jean Rollin lo si ama o lo si odia, specialmente quando si lancia in esperimenti surrealisti come questo REQUIEM FOR A VAMPIRE. Il regista ci strattona con una sparatoria a cui è impossibile dare origine e spiegazione, veste le due protagoniste da clown, elimina ogni forma di dialogo per la prima ora e ci costringe a seguirle senza un vero canovaccio.
Con un film scritto in soli tre giorni a partire da idee separate tra loro (le due fanciulle vestite da clown braccate e la donna che suona il piano nella cripta), Rollin riesce a creare un alone di mistero unico entro una cornice gotica dai connotati weird.
La telecamera insegue e spia i corpi delle protagoniste, accompagnate da liturgie orchestrali e suoni amorfi, ne segue le movenze e la perdita dell’innocenza (violata sessualmente o tramite i morsi di un vampiro), passando dalle assolate mura del castello alla pece della notte.
REQUIEM FOR A VAMPIRE è un film minimale, atmosferico e onirico che da un lato si fa beffe dello spettatore con un non-plot straniante, dall’altro lo immerge in una nebbia fangosa da cui non è semplice uscire.
VOTO: 7/10
Regia: Jean Rollin
Cast: Marie-Pierre Castel, Mireille Dargent, Philippe Gasté
Francia, 1971