REEFER MADNESS – Louis J. Gasnier
Mae e Jack spacciano marijuana, infischiandosene delle possibili conseguenze, loro e dei propri clienti, in una sorta di libertinismo estremo che attende solo di deflagrare in tragedia. Questa non tarderà, quando i destini dei protagonisti si incroceranno fatalmente, tra pedoni schiacciati durante corse senza senso, cocktail devastanti di droga, abusi sessuali e omicidi guidati da stati allucinogeni.
Inizialmente intitolato Tell your children e destinato ad erigersi come monito per i pericoli della marijuana, con un montaggio più lineare e diretto al messaggio più che ai contenuti, Reefer madness acquisì questo titolo per scelta dei produttori che non vedevano abbastanza appeal commerciale nella proposta. Ecco, quindi, spuntare intere scene aggiuntive, dove nudità e sesso la fanno da padrona, di fianco alla violenza insensata esplorata dai protagonisti, immersi in un torbido 1936.
Nonostante l’incipit possa sembrare in grado di aprire scenari stimolanti di messaggi semplici ma diretti, Reefer madness si perde rapidamente in una giungla di banalità e mancanza di approfondimenti, al punto da lasciar dimenticare presto allo spettatore l’impatto dell’idea alla base, facendogli preferire un innalzamento dell’attenzione all’arrivo delle scene di nudo e un nuovo e repentino calo altrove. Dove il film di Louis J. Gasnier sarebbe potuto diventare una sorta di urlo bigotto del proibizionismo dell’epoca, un muro di stereotipi si innalza, (auto)tagliandosi le gambe in nome di un “buona la prima” dal dubbio gusto. Nonostante il nuovo editing, l’insuccesso colpì comunque.