RECTIFY – Season 1
19 anni nel braccio della morte. Pareti bianche, opprimenti, esemplari nella loro asettica cornice creata per chi ha fatto del male. Molto male. Daniel Holden esce dalla sua bara bianca quando viene trovata una prova che decreta la necessità di attendere ulteriori prove o giudizi, prima di procedere con l’esecuzione. Un ritorno alla propria città sofferto, dove chi gli cammina di fianco non può che scrutarlo con cipiglio accusatorio.
La sua colpa, se vera, è quella di aver ucciso una sedicenne, Hannah, sua fidanzatina del tempo.
Rectify analizza in modo lucido lo straniamento di un uomo che si ritrova a vivere nell’ambiente che ha lasciato quasi cent’anni prima, come dopo un eterno black-out. Stessi odori e colori, quell’atmosfera di casa vissuta al confine del passaggio all’età adulta, un microcosmo apparentemente invariato, vissuto da un corpo che, invece, è invecchiato in un ambiente disumano. La distanza dei sentimenti che uniscono due punti, passato e presente, in un clima dove un substrato di normalità non è sufficiente a velare l’amara realtà di un odio generale, fomentato dalla paura.
Daniel è supportato dalla sua famiglia, una sorella che crede in lui spasmodicamente (ma è giusto?) e una madre dietro i cui sorrisi lampeggia la serpe del dubbio (ma è giusto?). Lui stesso sembra ottenebrato dagli anni di carcere, così desideroso di sdraiarsi su di un prato alla tiepida luce del sole da (voler) dimenticare della reazione dei concittadini, impossibilitati dal dimenticare, nonostante il dubbio. Rectify analizza proprio questo “dubbio”, evitando situazioni di dramma hollywoodiano o ipocrisie. Lo sguardo di Daniel equivale allo sguardo su Daniel, una lampada puntata con forza su di un uomo il cui destino è da scrivere, il cui passato è da scoprire.
Rectify riesce a creare un mood drammatico di notevole intensità, supportato da una colonna sonora d’effetto, imbevendo l’atmosfera di carica malinconica al punto da creare un’empatia avvolgente. Solo alcune necessità di sviluppo della trama tendono a rendere non del tutto realistiche delle situazioni, tuttavia l’impatto emotivo di Rectify si trasmette sottopelle, facendo annusare i sentimenti di un uomo nudo di fronte alla sua città, colpevole o innocente di fronte se stesso.