PUNTO DI NON RITORNO – Paul W.S. Anderson
Ci sono film difficili da giudicare, sono quelli con cui siamo cresciuti e che hanno rappresentato una piccola ma significativa svolta nel nostro modo di percepire il cinema e di emozionarci con esso. Raramente accade con titoloni, più spesso con piccoli film di culto che gettano radici nel nostro personalissimo gotha cinematografico.
Diventa così una sorta di rito di passaggio all’età adulta riconoscere successivamente gli eventuali limiti dei suddetti, ridimensionandone l’impatto ed il valore assoluto. Uno dei miei film del cuore è Punto Di Non Ritorno, incrocio di horror e fantascienza diretto dall’allora poco conosciuto Paul W.S. Anderson (Resident Evil): è il tempo di una lucida revisione. Del resto, anche Il Silenzio Dei Prosciutti (1994, Ezio Greggio) è un mio feticcio, ma ammetto di averci trovato un paio di difettucci, negli anni …
Anno 2047: la Lewis And Clark, nave spaziale di salvataggio, viene spedita oltre il pianeta Nettuno per recuperare la Event Horizon, maestosa navicella sparita anni prima in circostanze misteriose, ed ora ricomparsa. Insieme al capitano Miller (Laurence Fishburne, The Matrix) e al resto dell’equipaggio viene condotto in missione il dottor Weir (Sam Neill, Jurassic Park), esperto di fisica e progettatore della Event Horizon. Quest’ultima – ormai deserta ed insanguinata – porta i segni di un viaggio in un incubo oscuro e sconosciuto, inquietanti visioni e crescente paranoia disperdono la squadra di Miller ed una voce, l’ultima proveniente dal diario di bordo della nave, mette in guardia: “liberate me”.
Certo, non si può negare l’influenza di più di un classico sci-fi, dell’epocale Solaris (Andrei Tarkovsky, 1972) e del suo rebus di contagiosa follia in primis. Ma sarebbe ingeneroso glissare sulla sapiente ed originale amalgama di orrore, fantascienza e mistero che il racconto della Event Horizon restituisce. In questo caso, il giochino narrativo ruota attorno alla ricostruzione dei grotteschi retroscena del viaggio della Horizon ed all’escalation di psicosi e disorientamento a cui essa conduce. Anderson è bravissimo a dosare sangue, tensione e rivelazioni, nella sua regia si intravvedono già alcuni guizzi tamarri che strariperanno anni dopo in film come Resident Evil e Alien Vs Predator, ma non c’è mai un eccesso di confidenza.
Fishburne e Neill, entrambi gloriosi “figli” dei 90s, danno vita a due personaggi antitetici ma stupendamente complementari: il secondo, già a proprio agio con orrori e fobie nel carpenteriano Il Seme Della Follia qualche anno prima, è l’ambiguo oracolo che mostra il passato e il futuro della spedizione. E’ una figura ingannevole ed irrisolta che squarcia lo schermo. Non è chiaro dove sia finita la nave, ma ha visto da vicino degli orrori indicibili, che noi assimiliamo attraverso le visioni dei protagonisti e risicati flash. Anderson decide di mostrarci poco della dimensione oscura, lasciando i pezzi mancanti all’immaginazione. Certo, qualche dettaglio in più non avrebbe guastato, anche perché il Rated R era già assodato.
C’è però un inquietante e preciso disegno, una tesi sul dolore, sull’ignoto e sulle debolezze umane e, alla stregua di film metafisici come il contemporaneo The Cube, un lascito di domande, congetture e psicoanalisi di un universo intero. E scusate se è poco. Punto Di Non Ritorno è un cult micidiale, icona della paura anni novanta, l’ideale per una serata da popcorn. Con qualche genuino sobbalzo, che non fa mai male. Insomma, proprio come lo ricordavo.