PROVA D’ORCHESTRA – Federico Fellini
Amara riflessione felliniana sull’arte e, in parte, sulla politica. Leggendo qualcosa in giro mi aveva stupito molto il fatto che Federico Fellini avesse girato un film politico, o meglio un film solo politico, alquanto riduttivo considerando la carriera del regista. In effetti questo film ha senza dubbio spunti da ricollegare alla politica, ma il nodo centrale della vicenda è tutt’altro.
Se si fosse trattato di un film sulla politica ci saremmo ritrovati “semplicemente” di fronte ad un Fellini autoritario, anti-rivoluzionario: non a caso l’unica figura che esce in modo positivo, dall’intera visione della pellicola, non può essere che il maestro. Fellini è dalla sua parte, lo si sente, lo si vede. Ma è credibile pensare che Fellini, in quest’ora e dieci di buon cinema, ci voglia semplicemente ragguagliare sulle sue posizioni politiche? Naturalmente no. Il cuore del film si rivela al momento dell’intervista al direttore d’orchestra (Fellini stesso), un uomo innamorato dell’arte che si ritrova a dover fare i conti con degli orchestrali (salva la pace di qualcuno) che altro non sanno fare se non cercare di primeggiare sugli altri, cercando di affermare se stessi più che la musica. Nessuno di loro è veramente tormentato, nessuno si rende conto di quanto la musica sia più importante dei loro istinti e di quanto sia sacra come un rituale; sono dei semplici esecutori.
L’unico che si strugge, che vive per l’arte è il maestro. Lo sfogo finale in tedesco potrebbe confondere, ma è da interpretare come “urlo” di un Fellini che prova livore, rabbia, odio addirittura, per tutte quelle persone che rendono il mondo dell’arte arido; Fellini se la prende con tutti quelli che la mercificano e abbassano a livello di semplice prodotto (esemplare in tal senso l’attaccamento degli orchestrali al salario). Questa disamina dell’arte è naturalmente contornata da diversi espliciti riferimenti politici e i personaggi, ma è inutile dirlo in un film di Fellini, sono tratteggiati alla perfezione. Non mancano scene ironiche che strappano più di una risata, sostenute da una scelta azzeccata delle musiche, anche se Rota ha fatto di meglio.