PROFUMO – Tom Tikwer
Jean Baptiste Grenouille vede la luce nel peggiore dei modi. Letteralmente espulso dalla propria madre, nasce tra i rifiuti del mercato del pesce, nella periferia più putrida di Parigi. Rifiutato dalla madre, cresce in una sorta di casa famiglia di terz’ordine, dove la tutrice, che ha con sè altri ragazzi esclusivamente per il denaro che ne ricava, è avvezza al giunco e alla cattiveria. Grenouille cresce nella sua diversità, fin dai primi giorni gli altri bambini si rendono conto che ha qualcosa che lo rende unico.
La sua dote è un olfatto portentoso. Fin da piccolissimo cerca gli odori, attraverso cui conosce il mondo. Riesce a distinguere l’odore dell’erba, della pietra calda, del legno bagnato, dell’acqua e della rana che vi nuota. Jean Baptiste viene venduto e rivenduto … tutti coloro che si separano da lui muoiono, in modo violento; non servono più a Jean Baptiste, non servono più al mondo. Intanto Grenouille cresce, prova attrazione per le donne, o meglio per il loro profumo, rimanendo inebriato da quello di una ragazza, una venditrice di susine. Grenouille, non è certo il tipo che piace alle donne, un po’ per il suo aspetto, un po’ per il suo modo di fare inquietante, la ragazza si spaventa e lui, preso dal panico, involontariamente la uccide. Capelli rossi, pelle bianca, e quell’odore … ne assapora il profumo, lo fa suo, la prende annusandone i più oscuri anfratti.
Piacere e dolore nella scoperta di quel nuovo inebriante profumo, il suo rammarico consiste nel non riuscirne a trarne l’essenza, non poterlo conservare.
L’occasione, o meglio, il destino che sembra per lui scritto fin dalla nascita, lo conduce in una profumeria. Il profumiere ormai in declino, Baldini (Dustin Hoffmann), appurate le straordinarie qualità di Grenouille, capisce quale fonte di guadagno può esserci per lui e lo prende in bottega. Granouille impara a estrarre le essenze dai fiori, dalla natura, ma non gli basta. Lui vorrebbe estrarre tutti gli odori che sente. Cerca di distillare l’odore del rame, del vetro e persino del gatto di Baldini. Non riesce nel suo intento e per la delusione si ammala, di un male che sembra portarlo alla morte. Caparbio, capisce che deve esistere qualche altra tecnica e, su consiglio del maestro, ravvivato dalla nuova speranza, parte per Grasse in Provenza, rinomato centro per la produzione di profumi, non prima di aver lasciato almeno cento formule per altrettanti profumo a un Baldini rassicurato e felice che, tuttavia, esattamente come gli altri, muore non appena il ragazzo si allontana. Alla ricerca dell’essenza perfetta e di se stesso, si richiude in un antro su una montagna, dove realizza con dolore di essere privo di odore e quindi, secondo il suo modo di pensare, una nullità.
Con questa nuova consapevolezza, il ragazzo impara nuove tecniche per estrarre le essenze e decide di dare vita al suo progetto sempre più ossessivo: creare il profumo perfetto; ”Un buon profumo è costituito da 12 essenze - diceva Baldini -: 4 per l’accordo di testa, 4 per l’accordo di cuore, 4 per l’accordo di base e l’ultima, la più potente, che farà di quel profumo l’unico e impareggiabile”. Sceglie così le sue “essenze”, giovani donne, belle e vergini. In paese si scatena il panico quando le ragazze vengono trovate nude, rasate e senza alcun segno di violenza. Ossessionato dalla sua ricerca, si rinchiude nel suo mondo, sopportando fatiche e dolori con indifferenza e distacco, finchè il profumo non è completo. “Possedeva un potere più forte del potere del denaro o del terrore o della morte, l’invincibile potere di suscitare l’Amore nell’Umanità”. Quanto sarebbero state diverse e migliori le cose, se quella venditrice di frutta lo avesse anche solo abbracciato, se gli avesse dimostrato affetto?
Dopo essermi soffermata tanto sulla storia, ormai avrete capito che Profumo è un film che reputo significativo anzi, a dirla tutta, è uno dei miei preferiti. Il film ricalca la storia descritta dal romanzo di Patrick Suskind, un libro ricco di suggestione, una lettura ipnotica capace di far scorrere le pagine avidamente. Il film riesce a catturare le medesime suggestioni; attraverso le narici di Grenouille sentiamo gli odori e il disgusto di cui è circondato. Sia il libro che il film riescono a infondere una tristezza enorme, sospinta dalla profonda solitudine del protagonista. Tom Tikwer compie un grosso sforzo per non cadere nella gratuità visiva, Jean Baptiste si muove secondo la sua natura e noi assistiamo al suo percorso, lo accompagniamo nella sua ossessione e in fondo speriamo che ne esca nel migliore dei modi. Il libro, ovviamente, contiene maggiori dettagli, un narratore onnisciente che incanta, differentemente dal film, trattandosi di mezzo di comunicazione ben diverso.
Il libro si basa sulle sensazioni, siamo trascinati tra mille odori, mille immagini e siamo cullati dalla pace che Grenouille prova nell’anima di fronte agli odori, mentre scopre il mondo. Sentire l’odore di una donna per Grenouille è come perdere la verginità. Il film al contrario scorre veloce, accenna a questa pace, a queste emozioni, esalta l’ossessione per la ricerca del suo profumo, per ovvie esigenze, deve rendere concreto il significato astratto di “profumo”, non potendo certo trasmettere le evocazioni del libro, anzi da metà film in poi si perde tutta l’aurea poetica fino a quel momento presente, concentrandosi sul Granouille assassino. Nonostante diverse manchevolezze il film resta bellissimo e, sebbene non in grado di esaltare le impressioni suscitate dal libro, è in grado di farcene sentire l’odore