PREMONITIONS – Afonso Poyart
In Premonitions ritorna il cinema di genere che attinge da i romanzi di Philip K. Dick, costruiti da un immaginario disturbante, ma non solo, in esso troviamo molto della saga Millennium creata da Chris Carter che, purtroppo, non ha avuto lo stesso seguito della serie televisiva che lo ha reso noto in tutto il mondo (X-files), causa eccessiva cupezza e violenza.
L’agente speciale dell’FBI Joe Merriwheter (Jeffrey Dean Morgan) spesso si rivolge ad un consulente speciale per risolvere i casi. Il tipo di consulenza che offre questa persona, John Clancy (Anthony Hopkins), non è soltanto di tipo investigativo ma anche paranormale. John semplicemente toccando una persona, un cadavere o un oggetto qualsiasi, può rilevarne il vissuto o qualche fatto che nel futuro potrebbe riguardarlo. Un dono che assomiglia ad un sesto senso portato alle estreme conseguenze; un potere accompagnato da un grosso fardello da sopportare. Parliamo della conoscenza. A chi piacerebbe sapere i segreti più reconditi di una persona? Le sue fantasie più perverse? O peggio ancora ciò che ha vissuto? Questa volta John si trova ad affrontare un serial killer che ha il volto e le fattezze di Colin Farrel, il quale sembra possedere il medesimo dono, addirittura potenziato.
Premonitions è uno di quei film che, almeno sulla carta, possiedono gli elementi chiave in grado di decretarne la riuscita, ma che risultano stucchevoli nella messa in scena, al punto da sembrare normalissimi tv-movie. Parliamo della regia di Afonso Poyart, fin troppo lineare e in certi passaggi troppo affine allo stile tanto caro all’universo dei videoclip, della realizzazione delle sue visioni ultra-patinate, kitch, troppo perfette. Un assetto sicuramente appartenente ad una precisa scelta stilistica del regista, assolutamente non controbilanciato a livello di contenuti.
Gli interpreti sono di ottimo calibro, a cominciare dal maestro Anthony Hopkins, capace di cesellare il suo personaggio con una semplice alzata di sopracciglia; mentre sufficiente risulta l’interpretazione di Colin Farrel, anche a causa di un personaggio, il suo, che sembra secondario. Nel complesso Premonitions sceglie la facile via dell’incompiuto, del disegno appena abbozzato sulla tela, senza prendere una chiara decisione, girando a vuoto e calcando la mano più che sul concetto di premonizione, su quello di lettura del pensiero.
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