POVERE CREATURE – Yorgos Lanthimos
Cercare di comprendere chi sia Bella Baxter (Emma Stone) credo sia uno degli enigmi più ardui, soprattutto per gli uomini che hanno fatto parte della sua vita. A cominciare da suo padre o, se vogliamo il suo creatore, Godwin Baxter (Willem Dafoe) un medico/scienziato pazzo che decide di donarle nuova vita, trasformando una povera sventurata suicida nella donna che è ora.
Godwin è una crasi bizzarra tra il Dott. Frankestein e Mengele in quanto non solo tenta di rianimare organismi passati a miglior vita, ma esegue esperimenti anche su esseri viventi allo scopo di curarli (e se possibile addirittura migliorarli). Quando il cadavere fresco di giornata di Bella finisce nel suo tavolo d’obitorio, nota che la bimba che porta in grembo è ancora viva per cui decide di operarla per farla partorire e successivamente porre il cervello della bambina nel cranio di lei allo scopo di rianimarla. In questo modo la creatura che si risveglierà non sarà né la persona che ha tentato di togliersi la vita, né la figlia che portava in grembo, ma diventa semplicemente Bella una persona completamente avulsa da qualsiasi tipo di schema e votata ad un approccio alla vita completamente indipendente ed empirico. Al limite del patologico.
La tecnica di Yorgos Lanthimos di portare alle estreme conseguenze un concetto, è utile allo scopo di far riflettere, così come certe situazioni grottesche servono sia per farci sorridere, sia per farci inorridire. Questo stimolando sia le corde del buon gusto ma soprattutto del cattivo gusto. Infatti, Bella, essendo un’adulta con il cervello di una bambina, nel corso del film passa tutti gli stati della crescita di un essere umano: infantilità, adolescenza, consapevolezza e maturità compressi in 141′ ma sempre mantenendo viva la propria propensione all’indipendenza e alla curiosità.
Nel corso di questo suo viaggio/crescita individuale, non solo toccherà città diverse e si confronterà con classi sociali diverse, dalla ricca borghesia fino alla povertà più nera, ma farà la conoscenza con tipologie di uomini molto distinte tra loro se non per un particolare che li accomuna: il tentativo più o meno dichiarato di volerla ingabbiare in uno stile di vita che non è minimamente il suo. Alla fine del viaggio, quasi a conclusione di un ciclo, la donna torna dal suo creatore, ormai in fin di vita e proprio in quel frangente conosce la persona che ha determinato il suicidio della persona che era prima di diventare Bella Baxter… una persona cinica e violenta che ancora una volta tenta di ingabbiarla in uno schema che non è minimamente il suo, non riuscendoci questa volta.
Tutto il percorso è molto interessante, l’unica pecca è che una metratura più ridotta avrebbe aiutato la fruizione.
Lanthimos alterna immagini in bianco e nero con quelle a colori, innesta una narrazione molto veloce e supporta molte scene mediante l’uso di lenti particolari che deformano fortemente la scena, allo scopo narrativo di rendere tutto ancora più paradossale, quasi a calcare la mano ancora di più sul grottesco rispetto alla sceneggiatura. Lo scopo è sempre lo stesso, disturbare la coscienza dello spettatore fin nel profondo al punto tale da stimolare riflessioni.
Tag:POVERE CREATURE, POVERE CREATURE - Yorgos Lanthimos, POVERE CREATURE recensione, Yorgos Lanthimos