POETRY – Lee Chang-dong
Un corpo che silenziosamente galleggia su un fiume, la vita pacata di Mija ferita, inscindibili legami familiari che bucano il velo dell’alzheimer nel loro profondo e doloroso amore. Il suicidio della ragazzina che aleggia come un fantasma nella camera del nipote di Mija, un’ombra che la inghiotte e scuote dall’interno. Pur nella sua finta imperturbabilità.
Delicato e decoroso affresco che si trasmigra le immagini in sequenze come l’inchiostro sulla carta traccia versi di una poesia. Ed è proprio attraverso lo schema di una poesia che Lee Chang-dong disegna un tratto di provincia che si decompone nelle singole vite dei suoi abitanti e si riforma nei versi finali scritti da Mija. Poetry è un film delicato, costruito sui silenzi e sulla scoperta di emozioni nel solo osservare gli oggetti, percepire il proprio corpo, ma anche lasciar risuonare dentro di sé il dolore come fosse una cassa di risonanza.
Ottimamente recitato da Yu Junghee, il film coreano ricorda i dolci e pacati momenti de Il silenzio sul mare di Takeshi Kitano così come le ellissi temporali delicate dei film di Kim Ki-Duk. La grande assente è la musica, asservita ai rumori dell’ambiente, ai sospiri di Mija, al suono dello scorrere dell’acqua che conclude questo piccolo grande film ricordando come la natura accoglie tra le sue braccia ogni forma di dolore, trascinandolo con sé lontano … dove riecheggiano le speranze di chi sa scrutare all’orizzonte.