PITCH BLACK – David Twohy
L’astronave Hunter-Gratzner viene tempestata da meteoriti e, con il suo carico di passeggeri, si schianta in un pianeta sconosciuto illuminato da tre soli. Tra i sopravvissuti vi è il criminale Riddick, destinato ad una prigione di sicurezza, ma adesso libero di agire.
L’allineamento dei soli lascia sprofondare il pianeta nel buio più totale e, mentre dalle profondità aride emergono creature affamate, il gruppo si concentra intorno a Riddick, unico (spietato) baluardo abile nel guidarli nell’oscurità di una notte eterna.
Low budget dai fortissimi echi (volontariamente) B-movie, Pitch Black si è stagliato quasi in silenzio nel 2000, senza dettare alcuna regola nel genere o lasciar gridare al miracolo, ma evidenziando come un piccolo film possa tramutarsi in un cult grazie ad una spontaneità e freschezza di intenti unici. Nessun citazionismo fine a se stesso ma puro entertainment macchiato di nero dove un gruppo di fuggitivi, un protagonista borderline e bizzarre creature divengono amalgama con cui impastare un onesto sci-fi.
Il buio da cui emergono improvvisamente le creature, illuminate da accendini o tubi al neon, diviene paradigma di terrore, dove si annida uno stormo impossibile da fermare ma solo da evitare con la fuga. Alcune soluzioni di sceneggiatura che prediligono una sorta di “happy ending” (virgolette obbligatorie) lasciano perdere verve al lavoro di David Twohy, sminuendo un potenziale dark pulsante nel profondo, così come alcune soluzioni visive risentono del budget limitato, tuttavia non sono fattori che annebbiano l’esito positivo della visione.