PIRANHA di Joe Dante vs PIRANHA 3D – Alexander Aja
Da poco uscito nelle sale italiane, PIRANHA 3D diretto dal sorprendente Alexander Aja ha sbancato al botteghino garantendo un sequel, già in cantiere. Un simile iter portò oltre 30 anni prima PIRANHA di Joe Dante a fare proseliti. Un budget di 660.000$ (il primo) contro 24.000.000$ (il secondo), per due film diversi ma, fondamentalmente, uguali: Luca Ruocco analizza l’originale di Dante, Giulio De Gaetano il remake di Aja.
PIRANHA di Joe Dante
1978, ancora una volta il meccanismo di riciclo che sforna, nella norma, una serie di titoli emuli dei più grandi successi di sala, sotto l’esperta guida del vate del b-movie Roger Corman, una volta innescato, sforna un film che rimarrà nella storia del cinema di Genere.
Lo squalo [1975] di Steven Spielberg viene frantumato in migliaia di piccoli pesci famelisci che, pur se di taglia molto inferiore, di certo non scherzano in quanto a pericolosità. Due giovani campeggiatori in cerca di solitudine e di avventura s’inoltrano all’interno di una zona militare riservata e (in teoria) in disuso. Da quel momento l’oblio: nessuno ha più notizie dei due giovani e Maggie McKeown [Heather Menzies-Urich], investigatrice privata, viene incaricata di recarsi nella selvaggia zona montana per ritrovarli.
Appena arrivata, l’investigatrice s’imbatte nel solitario e burbero Paul Grogan [Bradford Dillman], un moderno eremita che, contro la sua volontà, si trova a seguire la donna nelle sue ricerche. Introdottisi a loro volta nella sedicente base militare abbandonata, i due, un po’ per caso, un po’ per faciloneria, liberano nelle gelide acque del fiume di montagna qualche migliaio di piranha geneticamente modificati. Come Maggie e Paul avranno modo di scoprire più avanti, infatti, il dottor Hoak [Kevin McCarthy] ha lavorato sulla creazione di una nuova specie di pesci carnivori, rendendola più aggressiva e famelica, da utilizzare come arma durante la guerra del Vietnam.
La carta vincente di questo low-budget è di certo l’ironia macabra, marchio di fabbrica del regista Joe Dante, qualità che si farà più afflta e tagliente in gioielli filmici come L’ululato [1981] e Gremlins [1984]. Ma se da un lato con Piranha, Dante riesce a rielaborare e, per certi versi, a parodiare il film di Spielberg, per molti altri firma una pellicola con diversi momenti morti, che affoga nel tedio di scene immobili e dialoghi dilungati. Di piranha, tra l’altro, se ne vedono pochi e male.
Nonostante tutto, però, Piranha entra con passo sicuro nell’Olimpo dei film fondatori del sub-genere jawsploitation [da Jaws, titolo originale de Lo squalo, che ne è il capostipite], in quanto detta una delle regole principali che un’infinità di film cinematografici e televisivi continuano ancora oggi a seguire: l’uomo è il vero colpevole della carneficina messa in atto dalle creature [acquatiche in questo caso, ma il discorso potrebbe espandersi a tutti gli eco-vengeance]. Squali, piranha, piovre e compagnia bella, diventeranno sempre più spesso degli spietati killer con branchie dopo aver subito trattamenti genetici, per scopi quasi sempre bellici.
Buona quindi l’intuizione di virare Lo squalo dentro un habitat più fanta-politico. Di certo, però, non uno dei migliori titoli prodotti da Corman, anche se è da tener presente il risicato budget di 660.000 dollari. Fiore all’occhiello del film è la presenza di nostra regina dell’oscurità Barbara Steele, nell’insolita veste di una ricercatrice genetica ma sempre perfettamente calata nel personaggio. Piranha ha comunque lasciato il segno nell’immaginario collettivo, arrivando a poter contare su di un seguito [Piranha paura di James Cameron, 1981] e su due remake: Piranha – la morte viene dall’acqua di Scott P. Levy, 1995 e il recentissimo Piranha 3D di Alexandre Aja.
Se il primo, prende la strada dell’emulazione, ripercorrendo fedelmente il predecessore [anche perché ancora una volta sotto la guida del produttore esecutivo mr. Corman], giocando però al ribasso, l’altro nelle sale da pochi giorni, non ha davvero nessun punto in comune col titolo di Dante.
La prima cosa a scomparire, destabilizzando ogni ponte comunicativo, è proprio la colpevolezza umana che motiverebbe la vendetta della Natura. Le acque di Aja non sono le uniche a popolarsi, oggi, di demoni natanti: nel mondo del low-budget altri registi continuano a fornire carne fresca a creature non sempre convincenti. Se Corman continua a ricamare sul tema, con titoli come i passabili e fantasiosi Dinoshark e Sharktopus [entrambi 2010], i Mega piranha [2010] prodotti da The Asylum sono la prova tangibile che anche nelle piccole produzioni ci voglia tecnica e capacità e, soprattutto, impegno per raggiungere una dignità filmica rispettabile, cosa che qui assolutamente non accade.
Piranha di Joe Dante è reperibile in DVD, edizione italiana, distribuito da Stormovie, in un’edizione del tutto priva di contenuti speciali.
[Luca Ruocco]
Regia: Joe Dante
Con: Bradford Dillman, Kevin McCarthy, Heather Menzies
Sceneggiatura: John Sayles
USA, 9178
Durata: 92’
PIRANHA 3D di Alexander Aja
Un terremoto apre una crepa nelle profondità del Lago Vittoria, in Arizona, spalancando le porte ad uno sciame di famelici piranha. Un party acquatico catalizzatore di centinaia di turisti allupati diventa, così, teatro di una carneficina che vede i piranha banchettare con una infinità di carne umana. In mezzo a questa mattanza, lo sceriffo Forester (Elisabeth Shue) deve tentare non solo di salvare i giovani universitari, ma anche la propria famiglia. Mentre il lago si tinge sempre più di rosso.
Alexander Aja si ritrova tra le mani un plot che l’avrà fatto sorridere sin dalle prime righe. Un sorriso beffardo dato il materiale a disposizione, o meglio la quantità di carne (nuda) da gettare in pasto ai (famelici) … spettatori. Sin dall’inizio lascia morire Richard Dreyfuss (il biologo marino ne Lo Squalo di Spielberg) ammiccando verso l’osservatore, alza il volume della musica e irraggia il lago di uno splendente sole che metterà bene in chiaro i corpi dapprima seminudi, poi agonizzanti.
Come secondo passo allunga il braccio e lo poggia sulle spalle di un veterano degli effetti speciali, uno che con le frattaglie non scherza, specialmente se stimolato al punto giusto: Greg Nicotero. Ecco così spuntar sullo schermo i corpi smembrati tra i più realistici della storia del cinema splatter, un ammasso di arti spolpati sino alle ossa, organi genitali divorati, morsicature e smembramenti senza fine in un’orgia di sangue che invade lo schermo a metà film.
Se i piranha sono il motivo per cui lo spettatore è andato a vedere il film, altrettanto fondamentale è il cibo che queste creature devono mangiare. E quale pasto migliore (e più abbondante) di una sequela di super-fighe maggiorate e ben disposte a mostrare le proprie grazie? Nessuno, a meno di un appetibile ciccione meno godibile alla vista. Per cui ecco scaraventate una sfilza di splendide fanciulle che non si limitano a farsi sbranare, ma che (prima) si muovono nude, partecipano a un concorso per la migliore maglietta bagnata e si lanciano in una scena lesbo subacquea da “apnea”.
Mescolate gli elementi sopra descritti con un ritmo frenetico e la durata giusta (84 minuti), immaginate gli ammiccamenti del regista e avrete PIRANHA 3D: un divertissement tutto sangue, tette e culi a cui manca solo il rock and roll. Aja non si nasconde dietro un dito, afferra un brand noto, lo riempie di pepe, si fregia di un budget che sia Dante che Cameron si sognavano ai tempi, si diverte e … ha l’unica pretesa di divertire. Si allontana dall’ironia del capostipite diretto da Joe Dante, e da alcune pretese di serietà del (brutto) sequel diretto da James Cameron, e abbraccia il versante più farsesco e gore in un turbinio di sangue, carne nuda e pop-corn.
Aja fotografa il sorriso di Joe Dante e lo allarga sino a un vero e proprio ghigno, lo spettatore che andrà a vedere PIRANHA 3D o lo scruterà col medesimo cipiglio divertendosi, oppure lo odierà senza alcun appiglio. Vi consiglio di divertirvi.
[Giulio De Gaetano]
Regia: Alexander Aja
Cast: Adam Scott, Elisabeth Shue, Eli Roth, Christopher Lloyd
Sceneggiatura: Alexandre Aja, Josh Stolberg, Pete Goldfinger, Grégory Levasseur
Fotografia: John R. Leonetti
Musiche: Michael Wandmacher
USA, 2010