Immagini forti e un montaggio ritmico ed essenzialmente libero da ogni regola che possa incorniciarlo in una successione temporale di stampo classico: questo, insieme ad un’atmosfera macabra e onirica, che l’autore Davide Pesca fa derivare dalla sua passione per i lavori di David Lynch, sono gli ingredienti di Discesa per l’inferno, breve cortometraggio del 2009.
Sembrava un sabato sera come gli altri quello passato da Simone e i suoi amici durante la festa di Halloween, ma un misterioso individuo e un’inspiegabile sparizione cambiano il naturale svolgersi di questa lunga e violenta serata.
Chissà se qualcuno si ricorda di questo filmaccio di Burt Brinckerhoff che, alla sua uscita nei cinema, ebbe un più che dignitoso successo (ma negli anni ’70 qualsiasi schifezza andava bene … bei tempi), un horror naturalistico in cui un reattore nucleare fa impazzire tutti i cani di una piccola cittadina americana.
Una ragazza sempre messa in disparte dagli amici perché non abbastanza bella o simpatica può vivere nel suo guscio e guardare gli altri correrle accanto senza sfiorarla? Una ragazza che non riesce ad uscire dai propri logori panni può spalancare una porta e lasciarsi accarezzare dal sole? Questa stessa ragazza può decidere di morire per calare il suo primo e ultimo colpo sulle spalle di chi l’ha sempre ignorata?
Decisamente un corto di successo, curato da Michele Salvezza e Riccardo Papa, particolare sia per il tema che per la profondità della trama. DON ha vinto il 48 Hour’s Film Project Roma nel 2007, è arrivato secondo alla finale mondiale di San josè in California. Successivamente è stato presentato a Cannes tra i big short movies ed è stato premiato per la regia e la sceneggiatura.
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La morte velata dal suo nero mantello (Dracula) osserva la giovane Mina mentre siede di fronte allo specchio, ignara della tragedia che sta per colpirla. Un uomo si taglia la gola mentre si rade il viso e un folle ragiona sulla possibilità di essere un insetto. Un passo all’interno di un teatro dell’assurdo che, citando testi di Samuel Beckett, Bram Stoker e Roland Barthes, Luca Ruocco e Gilda Signoretti trasportano in un’angusta dimensione i personaggi del mitologico Vlad Tepes, meglio noto come Dracula.
Il brevissimo cortometraggio diretto da Matteo Tilibetti (dura poco meno di due minuti) può essere considerato come una via di mezzo tra un esercizio di stile (che in questo caso si riduce nell’utilizzo di un semplice effetto visivo) e il desiderio di realizzare qualcosa di fiabesco e onirico. Per cui in questo caso lo scopo non è quello di scrivere una recensione, bensì di dare spazio ad un regista che gradisce ricreare diverse atmosfere.
Due poliziotti ritrovano un cadavere smembrato in un luogo abbandonato immerso in una fitta vegetazione. Il corpo sembra mangiato e, inizialmente, non si capisce se appartiene ad un uomo o una donna. Parallelamente vediamo una ragazza cercare di fare l’autostop in una strada abbandonata, con le auto che le sfrecciano attorno senza fermarsi finché un uomo non la fa salire. Inizia così una situazione grottesca dove la vittima si fonde (e si confonde) con il carnefice in un gioco letale che decreta la fine di uno di loro.
Un bizzarro ragazzo resta intrappolato dentro la sua macchina a causa dei suoi stessi incubi che lo ancorano ad un mondo parallelo. Delirio, follia, psichedelia e … zero budget.
Una setta satanica che si nasconde dietro lo pseudonimo di “El anim id a Santa”, sta organizzando un rito satanico. Perché questo rito vada a buon fine è necessario sacrificare una ragazza vergine e dai capelli rossi. Iris, membro della setta, ha un’amica con queste caratteristiche (Sofia), una ragazza di origini Irlandesi che vive a S. Gimignano e lavora con Toscanini, noto musicista che sta lavorando ad un pezzo musicale commissionatogli proprio dalla organizzazione “El anim id a Santa”. Il sacrificio di Sofia scatena una serie di eventi in cui pentimento, sete di potere, arrivismo e scoperte, portano i vari personaggi verso una tragica fine.
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