ALI DI CERA – Marcello Neri
Diego rinuncia a una serata con gli amici per rimanere da solo e dedicarsi al suo passatempo preferito: la droga. All’inizio prova una bella sensazione, ma poi si accorge che in realtà è finito dritto all’inferno …
Diego rinuncia a una serata con gli amici per rimanere da solo e dedicarsi al suo passatempo preferito: la droga. All’inizio prova una bella sensazione, ma poi si accorge che in realtà è finito dritto all’inferno …
Vee e Pim, una volta sposati, si trasferiscono dalla Thailandia alla Corea dove conducono un’esistenza senza turbamenti, se non quelli di una normale coppia moderna, fin quando la notizia della malattia della madre di lei costringe i due giovani sposi a ritornare nei luoghi natii.
Il torbido legame tra una procacciatrice di omicidi e un killer senza scrupoli. Poco più in là l’amore sconnesso di un ragazzo muto per una donna che scomparirà senza lasciar traccia. Seduzione, crimine e bizzarri scherzi del destino. Un film imprevedibile, di forte impatto emotivo. Sullo sfondo una Hong Kong spettrale e deserta.
Un’improvvisa quanto fulminea epidemia riduce l’intera popolazione mondiale in morti viventi, eccezion fatta per un gruppo di cinque giovani depressi. Il piccolo gruppo trova facile rifugio nei box di un parcheggio sotterraneo, mentre fuori il mondo continua a decomporsi. Come nella più classica delle tradizioni ma in maniera più che mai tediosa, l’improvvisato bunker diventerà presto mausoleo per alcuni dei sopravvissuti quando, senza rancore, i morti viventi riusciranno a trovare il modo di penetrarlo. Uno zombie-teenage-movie dal finale tragico-amaro.
Una donna guarda il foro di scarico del lavandino e grida terrorizzata: un topo? No. Un Ragno? Neanche. Un rosso, malefico pomodoro si agita nel lavello per poi rotolare sul pavimento in cucina, minaccioso, in direzione della sua vittima paralizzata dal terrore …
Un povero viandante ha la pessima idea di fermarsi presso un Bed&Breakfast (anche se il “Bad” del titolo è più appropriato) gestito da un fantomatico David Gilmoure, nome che suonerà familiare a chi di voi è Pink Floydiano. Quest’ultimo è un logorroico, fastidiosissimo, losco figuro capace di ammorbare anche l’orecchio più paziente, come quello del viandante, sino ad indurre veri e propri incubi.
Freak e Jajà si trovano in una terra di nessuno, senza data né tempo. L’uomo non abita più il pianeta. Solo qualche strano personaggio sopravvissuto appare raramente. I due protagonisti si incontrano ad una fermata del bus in mezzo al nulla, senza conoscersi. Il bus arriva, ma non si ferma. Era il bus che portava a Godot, il Dio che si è manifestato al di là della montagna sotto forma di sonorità musicale. Avendo perso il bus, Freak e Jajà decidono allora di cercarlo a piedi. Iniziano così un viaggio che farà loro incontrare i bizzarri personaggi che abitano questa landa.
Un autolavaggio gestito dalla stravagante Ms. Johnson (Debbie Rochon), pin-up seminude ricolme di schiuma, automobili, una tavoletta ouija e un assassino – meglio noto col nome di “Chef” – fatto resuscitare in maniera alquanto bizzarra. Sangue (?), sesso (?) e … nient’altro.
Un ragazzo si sveglia in una stanza, seduto su una sedia di fronte ad un distinto signore che lo osserva da dietro una scrivania. Di fronte al ragazzo si trova un pulsante nero e sulla scrivania è poggiata una cartellina. Non sa dove si trovi, come ci sia arrivato o cosa voglia quell’uomo che ha di fronte, ma sta per scoprire cosa succede quando si è costretti a scegliere tra la vita e la morte.
A pochi giorni di distanza dall’anteprima di The Museum of the Wonders, incontriamo il regista Domiziano Cristopharo - e vari nomi che ruotano intorno al film (Roberta Gemma, Elda Alvigini, Nancy De Lucia e Daniel Baldock) -, già al lavoro sulla pre-produzione (inizio riprese: Maggio) della sua terza opera cinematografica: BLOODY SIN. Sceneggiato da Cristopharo e Filippo Santaniello, il teatro dell’assurdo sta per aprire nuovamente i battenti, entrate voi che osservate con cipiglio le nudità che svolazzano sotto arazzi di tela, voi che nascondete gli occhi con le mani rugose quando la lama trafigge, voi che con ferocia scrutate un mondo tanto lontano quanto vicino. [Intervista curata da Giulio De Gaetano e Luca Ruocco]