PACIFIC RIM – Guillermo Del Toro
I kaiju sono degli enormi esseri sbucati da un cratere presente nell’Oceano Pacifico, creature pronte a distruggere la Terra senza alcuna pietà. Per far fronte all’assalto la Terra si ingegna con il progetto Jaeger, un connubio di scienza e tecnologia votate alla costruzione di robot guidati da esseri umani per fronteggiare la minaccia. E la battaglia tra robot e mostri inizia.
Che emozione per chi ha vissuto l’era dei robot guidati da “piloti” umani (Mazinga Z, Daitarn 3, Goldrake, Jeeg Robot D’acciaio e così via), gli anni settanta segnati dalle idee strabilianti di Go Nagai, a loro volta pieni di echi delle lotte (rigorosamente in abbondanti tutone) dei vari Gojira, Godzilla e compagnia di mostri pronti a spaccare minuziosi modellini di città. Visto in quest’ottica nostalgica, Pacific Rim non può che dare soddisfazioni, rimpolpare palati a lungo lasciati all’asciutto, che devono rifugiarsi dietro la rivisitazione di Oav come Mazinga contro gli Ufo robot. Per un ignaro fruitore, invece, Pacific Rim non riesce a fregiarsi del medesimo status.
Le due ore di scontri tra mostri e robot risultano eccessive, ripetitive, mostrando il fiato corto dopo la prima mezzora di emozioni e divertimento, a causa di una sceneggiatura che più piatta non si può, frastagliata di deja-vu e personaggi a dir poco monocordi e stereotipati. E’ il dazio da pagare per il soggetto di Travis Beacham. Non dimentichiamo che si tratta di un blockbuster di quasi duecento milioni di dollari per cui il tasso di spettacolarità e la cura dei particolari non vengono mai meno, permettendo a Guillermo del Toro di realizzare un suo sogno ma da un (prevedibile) sequel è più che lecito attendersi ben altro.