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OPUS VENERA LA TUA STELLA – Mark Anthony Green

Written by Paolo Corridore
RANK: 7/10

opus

Opus possiamo definirlo a tutti gli effetti come l’opera prima di Mark Anthony Green, un’opera visionaria, folle ma allo stesso tempo compatta e coerente dall’inizio alla fine ma che soprattutto ha un grande vanto, intrattiene senza stancare mai lo spettatore.

Tutto l’arco narrativo è molto prevedibile, si parte dal fare la conoscenza con Alfred Moretti (John Malkovich) un cantante pop anni 70/80 che ha dei tratti distintivi molto riconducibili a David Bowie o il primo Peter Gabriel, sia per quanto concerne la sua figura iconica, quasi assimilabile ad una divinità moderna, che per il comportamento fintamente schivo nei confronti dei media.

Moretti, nel corso degli anni si è costruito l’immagine di figura irraggiungibile, molto capricciosa e come spesso accade a queste star che hanno esaurito tutta la loro verve creativa sul finire degli anni 80, ha deciso di ritirarsi a vita privata facendo sparire traccia di sé. Dopo trent’anni dal suo ultimo disco, in maniera del tutto inaspettata, decide di fare un lancio esclusivo del suo nuovo album e oltre alla campagna virale sui social organizza un soggiorno di lusso allo scopo di far ascoltare il suo nuovo lavoro ad una stampa selezionatissima.

Qui entra in gioco una figura importantissima per la narrazione dei fatti, vale a dire Ariel Ecton giovane promessa del giornalismo in ascesa.

Ariel rappresenta la figura poco corrotta della stampa, colei che non è annoiata dalla vita e dallo star system, ma al contrario incarna i sani principi e allo stesso modo mantiene un legame ben saldo con le sue umili origini. Ella conosce molto bene la differenza tra la vita reale, fatta più di dolori che di gioie, bollette da pagare e porte chiuse in faccia, rispetto al mondo patinato delle grandi firme giornalistiche fatte di grandi feste e vezzi assurdi.

Da quando i giornalisti varcano la soglia della prestigiosa tenuta di Moretti, sperduta nel deserto, comincia la parte più macabra della storia, se vogliamo anche la più torbida. Ad accogliere la stampa troviamo tutto uno stuolo di adepti, seguaci di Moretti e della sua filosofia, che potremmo accostare alla famigerata Setta del sole, vale a dire persone inclini ai sacrifici umani e al suicidio di massa. Come è ben prevedibile Ariel si accorge subito che qualcosa non va e che l’incontro è solo un pretesto per Moretti per vendicarsi di qualche recensione negativa subita in passato.

La situazione degenera facendo virare la pellicola di Green verso toni splatter ma sempre mantenendo una certa ironia di fondo che accosta il film a quelli di Jordan Peele.

Moretti alla fine del film illustra la sua teoria alla base della setta. In passato l’uomo basava tutto il suo essere su forza e istinto brutale, ma ha fallito miseramente. Con l’evoluzione ha affidato tutto sé stesso all’emisfero sinistro del cervello, vale a dire la logica, ma ha fallito nuovamente.

Per lui è arrivato il momento di affidare tutta la sua essenza all’emisfero destro che è quello che governa l’estro artistico, che ci rende effettivamente umani, anche se esso talvolta è totalmente fuori controllo.

Plot analoghi li abbiamo già visti in passato, ma tutti più o meno si perdevano nel corso della narrazione, invece l’opera di Green si mantiene compatta e non perde l’ironia e la voglia d’intrattenere lo spettatore. John Malkovich, in stato di grazia nel ruolo di Alex Moretti, guru, cantante, psicopatico, non solo è in parte ma si vede che si è divertito molto in quei panni.

Nota a margine ma non di poco conto è che a curare gli arrangiamenti musicali c’è la mano sapiente del nostrano Frankie Hi-NRG.

RANK: 7/10

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Posted in Uncategorized by Paolo Corridore on marzo 31st, 2025 at %H:%M.

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