OFFSCREEN FESTIVAL: camp, trash, emoglobina e patatine fritte
L’Offsceen Festival di Bruxelles ha tagliato il traguardo della sesta edizione, allietando gli appassionati di film “bizarres”, spesso introvabili, con una programmazione da leccarsi i baffi. L’invitato d’onore di questa nuova edizione é stato il colossale John Waters, vero e proprio rè del cinema camp e trash, personaggio eccentrico ed affascinante che ha regalato al pubblico dei momenti esilaranti, infischiandosene caldamente del politicamente corretto.
Scene di sesso (simulate, ci rassicura il maestro con un sorriso malizioso!) con delle galline, corpi oversize inguainati in tutine sconvolgentemente aderenti (Divine é la dea incontrastata di questi outfits), feticismi di ogni genere, insomma, Mr.Waters mostra senza censure un mondo di freaks che vivono ai margini della società benpensante made in USA, sfidando le convenzioni e le regole imposte e dando la possibilità a dei personaggi a dir poco anticonvenzionali (dentro e fuori dello schermo) di diventare delle vere e proprio super star del cinema trash. La Cinematek ha accolto caldamente la proiezione in odorama di Polyester, accompagnata da un live show di crazy John che ha saputo tenere accesa l’attenzione grazie ad una serie di sketch fuori dagli schemi.
Molto apprezzata anche la sezione “His Master’s Choice” con vere e proprie perle scelte dal maestro stesso. Fuego di Armando Bo (con la bomba sexy argentina Isabel Sarli) o ancora l’esilarante Sleeping Dogs Lie di Bobcat Goldthwait hanno permesso al pubblico di scoprire o riscoprire dei capolavori del passato o di gustare delle prelibatezze cinematografiche che non sono state (purtroppo) distribuite in Europa.
L’Offscreen ha scelto di improntare la propria programmazione sul cinema camp e Trash proponendo una ghiotta selezione di capolavori del genere: l’intramontabile Supervixens di Russ Meyer, il misterioso e altamente audace Thundercrack di Curt McDowell con i dialoghi di George Cuchar, senza dimenticare l’inebriante Deadly Weapons dell’ uber mitica Doris Wishman.
I fratelli Kuchar sono stati omaggiati con una sezione speciale dedicata ai loro cortometraggi girati tra la metà degli anni ’60 gli inizi degli anni’80. Fratelli gemelli, partners in crime di film sperimentali debordanti di creatività girati con tre soldi ma con un potenziale creativo e un talento senza eguali. Utilizzano delle cineprese 8 o 16mm per rasformare i loro amici in vedettes sensuali e ammalianti. Mike e George Kuchar hanno dato corpo ad un universo glamour serie B squisitamente irriverente. La loro miscela si compone di elementi tipici della stravaganza hollywoodiana e di una manciata di fantascenza primordiale, elementi che vengono trasformati grazie alla loro telecamera in bombe trash che non negano una forte dose di volgarità e provocazione. Il loro humour quasi naif e la loro propensione alle scene di sesso senza veli hanno ispirato maestri quali John Waters e David Lynch …e scusate se è poco!
La sezione Offscreenings ha invece stuzzicato il pubblico con una selezione di avant-premières o inediti anticonvenzionali. Decisamente alla punta del cinema contemporaneo questi film, realizzati ai margini del circuito cinematografico mainstream (condizioni di indipendenza artistica e economica totali) mostrano una grande forza e radicalità sia a livello della forma che del contenuto. Da segnalare Berberian Sound Studio dell’inglese Peter Strickland, sorta di omaggio “sonoro” ai maestri del giallo italiano. Un film audace e costruito in modo squisitamente maniacale che ci introduce nell’affascinante mondo degli effetti sonori.
Oltre all’apprezzatissima sezione dedicata ai cento anni di Nikkatsu, il piu antico dei cinque grandi studio di cinema in Giappone, e all’affascinente mondo di Martha Colburn, un nome è stato sulle nostre labbra durante tutto il festival: José Ramòn Larray. Questo grand’uomo é una delle figure chiave del cinema di genere spagnolo, un vero maestro della suspance nonché il padre di tutto un filone vampiresco che ha stuzzicato i fantasmi di un’intera generazione. Larraz é un uomo di immagini che sviluppa nel corso degli anni ’50 e ’60, prima in Spagna poi in Francia e in Belgio, una prolifica carriera come fumettista e fotografo. La sua ambizione rimane comunque quella di fare cinema e sarà un incontro decisivo con Josef von Sternberg alla cineteca di Bruxelles a spingerlo su questa strada. Anglofilo convinto si trasferisce in Inghilterra dove, nel corso del suo “periodo inglese” metterà a punto la sua visione particolare del cinema di genere.
Nasceranno film molto sensuali, quasi “sensitivi” che si avvicinano al filone giallo italiano. I suoi film ricordano spesso il mistero lascivo di capolavori come Cosa avete fatto a Solange di Massimo Dallamano o ancora Nero Veneziano di Ugo Liberatore. Un omaggio squisito ad un regista forse troppo spesso “marginalizzato” ma che non ha mai smesso di credere nell’importanza del cinema quale mezzo per trasformare la realtà in qualcosa di diverso, al contempo spaventoso e sensuale. Symptoms, film girato nel 1974, periodo che ha prodotto altri suoi capolavori quali Scream … and die e Vampyres, é sensazionale. Selezionata lo stesso anno a Cannes, questa storia enigmatica, esteticamente maestosa, troppo sottovalutata, é diventata un film culto, introvabile. Angela Pleasance é strepitosa nel ruolo di una ragazza in apparenza dolce ed inoffensiva che si trasforma in un mostro senza scrupoli, pronto a tutto per soddisfare le proprie ossessioni. La campagna inglese ammaliante e selvaggia che fa da decoro al film non fa che accentuare il lato malsano (squisitamente malsano) di un’opera visivamente perfetta, in sintonia con il mondo accattivante creato da Larraz.