NYCTOPHOBIA – Francesco Longo
Ultimo della trilogia dedicata allo psycho-horror dopo Skizophrenia e Claustrophobia, questo Nyctophobia racchiude tutti gli elementi toccati da Francesco Longo nei capitoli precedenti. Un uomo torna a casa, svolge le sue solite abluzioni serali, si infila nel letto, guarda un po’ di televisione prima di dormire. Almeno queste sono le premesse.
Le paure prendono forma nella mente del protagonista, con sembianze di oscure presenze atte a sconvolgerne il sonno … e la mente.
Elementi già visti nei precedenti capitoli ma sempre adeguati a sussurrare inquietudini nello spettatore. Ancora una volta privo di dialoghi, Nyctophobia vive dell’ansia generata dalla telecamera, capace di sapersi muovere adeguatamente per trasmettere paura, stress, angoscia e perdita di controllo. L’insieme risulta convincente grazie anche alla bella interpretazione di Roberto Ramon nei panni del protagonista (che prima di andare a dormire guarda Insane), così come risultano piacevoli i vari richiami ai grandi horror storici, primo fra tutti il chiaro riferimento alle gemelline di The Shining.
Rispetto agli altri due corti, in questo Francesco Longo calca la mano sulle tinte demoniache, anche se sapere che dietro al demonio si cela il viso di Roberto D’Antona fa forse più sorridere che terrorizzare. Non che l’attore non abbia saputo calarsi nella parte, ma lo fa in maniera fin troppo gaudente; entusiasma più Michael Segal con un solo frame, che questo allegro bicornuto.
Nyctophobia, la paura del buio, paura atavica conosciuta da tutti i bambini, non sempre dimenticata da adulti. Tutti gli elementi di cui abbiamo più paura si incarnano nelle presenze che si aggirano nel buio e, accavallandosi nella nostra mente, prendono vita davanti ai nostri occhi, per poi scomparire all’accensione della luce. Bella consolazione, la luce, magari le nostre vere paure e gli orrori presenti nella società potessero scomparire al risveglio … o con la luce del sole.
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