NOPE – Jordan Peele
Si tratta di un UFO o c’è qualcos’altro nascosto? Nuvole fluttuanti nel cielo come ammassi dietro cui possono nascondersi sorprese o semplici fenomeni atmosferici? E, specialmente, cosa c’entra una scimmia assassina o ancor più specificatamente, una scimmia che diventa omicida nel momento in cui è costretta a girare una sit-com?
Jordan Peele ritorno dopo Get out e Us, con un progetto che in parte slega le proprie radici dall’humus di protesta sociale, focalizzandosi sugli albori dell’horror. O meglio, del fanta-horror… Proprio questo ancoraggio a tematiche politicizzanti è uno degli elementi che appesantisce Nope, gravandone su una durata complessiva che supera le 2 ore in maniera non necessaria. La prima metà (diciamo anche 3/4) sembra avere diversi parallelismi con il mai compianto Signs di M. Night Shyamalan, giocando con il tema extra-terrestri senza mai affondare il colpo. Secondo elemento destabilizzante: la pesantezza nell’incedere della trama. Se determinati snodi narrativi sono necessari (anche la misteriosa chiave infilzata sul cavallo lo è), altri diventano pesanti, noiosi. Sì, avete letto bene, “pesanti”. Diventa arduo superare la “metà” (ribadiamo: 3/4).
Fatto questo, però, Nope si risveglia, animandosi in un monster-movie che attinge da un immaginifico semplice ma di impatto, giocando con una tecnica di regia / montaggio e uso sapiente delle luci naturali (e non), che gli infonde nuova energia. Quindi, alla fine che impressioni lascia? Nell’immediato un senso di incompiuto, se non addirittura una schiavitù alle leggi dell’attuale business cinematografico che costringe gli autori ad avere cut finali di almeno 2 ore. Col senno del poi, resta invece una flebile voglia di andare a rivederselo, godendoselo per quello che è.
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