NON APRITE QUELLA PORTA: L’INIZIO – John Liebesman
All’alba della partenza per il Vietnam due fratelli e le rispettive ragazze decidono di compiere un ultimo viaggio sul suolo americano prima di abbandonare la patria per affrontare il nemico. Nell’itinerario scelto si imbatteranno in una rapinatrice in motocicletta che farà loro perdere il controllo del mezzo, finendo così soccorsi da uno strano sceriffo. Da questo momento si troveranno in balia della famiglia di cannibali più famosa del mondo della celluloide, segregati in una fattoria sperduta e vittime sacrificali del giovane Hewitt, un ragazzone armato di una grossa motosega.
Sono parecchi anni ormai che le idee latitano ad Hollywood ma non si cerca di uscire dalla gola con nuove idee o spunti originali bensì operando remake (di classici americani o di horror orientali, non importa) o inventandosi con pochissime idee inutili prequel. Con questo film si è toccata una nuova vetta (di inettitudine): dirigere il remake di un remake (Non aprite quella porta di Marcus Nispel datato 2003) con la scusa di realizzarne un prequel! Se avete visto la pellicola di Nispel questo nuovo capitolo non farà altro che riproporvi le stesse identiche situazioni con una maggiore dose di sangue (come il moderno cinema horror americano richiede) ed una fotografia volutamente più sporca (come va per la maggiore). Per il resto non cambia assolutamente nulla: attori belli e palestrati nonché incapaci di recitare, continue spiegazioni della trama (ma ci prendono per idioti?), dialoghi scarni ed imbarazzanti, buchi nella sceneggiatura non da meno, paralleli scomodi e sgradevoli col capostipite della serie e così via.
Nonostante tale sfacelo la pellicola riesce a funzionare, vi chiederete come: la durata breve e la cruenza esplicitamente mostrata lasciano scorrere piacevolmente le sequenze anche se la sensazione di presa in giro per lo spettatore permane. Insomma si è coscienti di assistere ad una grossa operazione commerciale plastificata ed ottimamente confezionata per un vasto pubblico, ma i minuti scorrono via riuscendo comunque a creare un’atmosfera malsana e fatiscente, incuriosendo lo spettatore con un plot che alla fine vorrebbe svelare i retroscena di una figura così importante nell’immaginario orrorifico, servendosi anche di un contesto storico spinoso come quello della partenza dei giovani per il Vietnam e della rivoluzione dei macchinari industriali che lasciarono senza lavoro famiglie di lavoratori.
Spero non tocchino più mostri sacri del genere, ma si tratta di un flebile desiderio che verrà sicuramente annientato dal prossimo infamante sequel o remake.
Tag:David Dorfman, Eric Balfour, Erica Leerhsen, Jessica Biel, John Liebesman, Jonathan Tucker, NON APRITE QUELLA PORTA, NON APRITE QUELLA PORTA L’INIZIO, NON APRITE QUELLA PORTA L’INIZIO recensione