NINJA ASSASSIN – James McTeigue
Ninja che nascono e crescono in “famiglie” dove i paradigmi indotti sono l’educazione alla lotta, il riconoscere l’odore del sangue del nemico ed il becero disprezzo della vita. Raizu si addestra nel clan Ozunu, diviene forte ma il suo distacco dal clan avviene in seguito ad una maturità raccolta con la morte della persona amata.
Il suo ribellarsi e allontanarsi dal ruolo di killer ingaggiati dai potenti lo fa diventare preda a sua volta, relegandolo ad un ruolo di reietto per sempre destinato a vivere nell’ombra. Il suo emergere dal buio avviene per aiutare una poliziotta dell’Europol, Mika, intenta a scovare la presenza di questi nemici invisibili, apparentemente collegabili ad una sequela di omicidi (commissionati) avvenuti nel corso di molti anni. La strada imboccata da Raizu lo porta inesorabilmente a confrontarsi con gli spettri nascosti del passato, le ombre del clan Ozunu.
Quando il cinema di serie B si macchia di orpelli da prima categoria, decidendo di omaggiare se stesso oltre che quanto presente dall’altro lato dell’emisfero, ecco che un coraggioso regista come James McTeigue decide di riempire lo stomaco degli spettatori con una sana dose di azione, arti marziali e iperviolenza (digitale). Nasce così Ninja assassin, un onesto film che dipana una trama tanto prevedibile quanto avvincente, in un contesto a stelle e strisce che non disdegna contaminazioni action hollywoodiane.
James McTeigue, già aiuto regista per Street fighter e regista di V per vendetta, ha carta bianca per scatenarsi con la telecamera, non lesinando in tecnicismi e volontariamente esagerando con il tasso di violenza (cartoonesca soprattutto a causa dell’abbondanza di emoglobina digitale), ricavando così un grande impatto in termini di adrenalina ma anche un limite per quanto riguarda la veridicità della situazione e la fisicità degli scontri. Epico lo scontro sul terrazzo di un palazzo, sotto la pioggia battente.