NIGHTFALL – Chow Hin Yeung Roy
Una zona docce di un penitenziario dove corpi seminudi si schiantano, lacerando la pelle e colpendosi senza tregua. Chi ne esce vincitore è Eugene Wang, uomo accusato dell’omicidio di una giovane donna, Eva, e costretto a scontare una pena di 20 anni, ma la sua attesa è terminata e può finalmente uscire.
L’omicidio del padre pianista di Eva, all’interno della medesima casa, innesta una serie di inseguimenti e sospetti che vedono correre lungo interminabili scale degli edifici di Hong Kong Eugene, Zoe (la figlia adottiva del pianista) e Lam, un detective la cui moglie si è suicidata 5 anni prima.
Dopo un incipit al fulmicotone, debitore de La promessa dell’assassino di David Cronenberg, il film di Chow Hin Yeung Roy rallenta i ritmi, soggioga diverse scene ad un certo melò di fondo e dipana, tramite la penna di Christine To, una trama contorta e articolata, che raggiunge una chiave di lettura unica solo negli ultimissimi minuti del film. Questo ambivalente aspetto che tiene a bada un certo tipo di violenza (Revenge, Old boy), uno splatter esagerato in un contesto morboso (Bedevilled), concentrandosi sugli aspetti più drammatici della vicenda è al contempo pro e contro di Nightfall.
Il ritmo risente della mancanza di vere e proprie sequenze mozzafiato e la trama si perde dietro lungaggini che si sarebbero potute accorpare (la spiegazione eccessivamente lunga dell’intreccio, anche quando tutto era stato chiarito tramite il “non visto”) o dettagli che non hanno un vero e proprio sfogo (la storia della morte della moglie dell’ispettore Lam o il rapporto della collega poliziotta con l’uomo). Tuttavia Nightfall possiede un mood noir/melò caratteristico, capace di coinvolgere ed avvolgere sino alla triste scoperta finale.