MEN IN BLACK 3 – Barry Sonnenfeld
Il terzo capitolo della saga cinematografica dedicata agli uomini in nero si apre con una storica evasione da parte del boglodita “Boris l’animale” un essere dall’aspetto certamente non rassicurante e dalla forza sovrumana che, in un passato non troppo recente, ha incrociato il suo cammino con quello dell’agente MIB-K.
20 luglio 1969, data storica per l’umanità e per gli Stati Uniti d’America, giorno in cui l’Apollo 11 atterra sul suolo lunare permettendo a Neil Armstrong, capo della spedizione, una “passeggiata” che entra di diritto nella storia. K (Tommy Lee Jones) in quella occasione sventa il tentativo di Boris di far fallire la missione per favorire l’ingresso dell’esercito boglodita, rinchiudendo il predone stellare in una prigione di massima sicurezza. Per difendere il pianeta Terra da qualsiasi attacco alieno, K attiva uno scudo stellare capace di abbattere qualsiasi tentativo di intromissione da parte di astronavi nemiche. Peccato che ogni azione anche la più eroica compiuta dagli uomini in nero sia perennemente coperta dal segreto e che nessun abitante della terra possa ringraziare K per i suoi servigi resi al mondo.
40 anni dopo. La minaccia di Boris ritorna ad essere più viva che mai, sebbene con un solo braccio a disposizione e costretto all’immobilità da un numero spropositato di catene, egli riesce a fuggire dalla prigione lunare e decide di sferzare l’apparente pace intergalattica sinora mantenuta. Boris, inoltre, riesce a tornare indietro nel tempo e uccidere K proprio al momento dell’arresto, annullando qualsiasi atto successivo. Ovviamente K scompare e tutto il futuro si modifica attorno all’agente J (Will Smith), suo compagno, che però conserva nell’antro più oscuro dei ricordi, memoria del futuro “vissuto” con l’amico scomparso. Come da tradizione dei film sui viaggi nel tempo, J riesce a recarsi nel passato per tentare di ristabilire la timeline spezzata, riportando in vita, se così si può dire, l’agente K.
La cospirazione è un tema modaiolo in questo periodo, anche nel bel paese che si difende bene sia in fatto di Massoneria, Carboneria, poteri occulti, sotto le bandiere più disparate, anche per quanto riguarda prodotti cinematografici, indipendenti o meno. Parliamo di pellicole tutte italiane come la commedia di Gianni Pacinotti (L’Ultimo terrestre) fino ad arrivare al docu-dramma di Sei giorni sulla terra di Varo Venturi. Men in black 3 sceglie la formula dell’ironia per rileggere la letteratura cospirazionista, con tutti gli stereotipi del caso, quindi ritroviamo ristoranti cinesi come covi di alieni di passaggio sulla terra, artisti in realtà extraterrestri e così via. Decisamente un respiro diverso rispetto alla deludente seconda pellicola, ma sempre ben lontani dal ritmo della prima, tuttavia la pellicola firmata da Barry Sonnenfeld risulta divertente e capace di tenere viva l’attenzione dello spettatore, con situazioni particolarmente azzeccate, per esempio quando J ritorna negli anni ’60 e incontra il giovane K (Josh Brolin) molto simile a Tommy Lee Jones. Interessante notare anche la fantasia degli autori di queste sceneggiature, capaci di inventare una nutrita e fantasiosa varietà di mostri sempre cari al pubblico amante del genere.
Peccato che tutta questa fantasia scarseggi un po’ tra gli snodi narrativi della sceneggiatura, e si abbia l’impressione di conoscere ogni dettaglio del film fin dall’inizio. Ma probabilmente questa produzione, come tante altre del medesimo tipo, ha il solo scopo di divertire il pubblico in maniera innocente e senza troppe pretese.