MAI COSÍ VICINI – Rob Reiner
Oren Little (Michael Dauglas) è un ricco immobiliare americano con una grossa agenzia al seguito che cerca di piazzare l’affare conclusivo della sua brillante carriera: dire vendere la sontuosa villa dove ha vissuto con la moglie, passata a miglior vita da molto tempo, ed il figlio, che ha lasciato a trascorrere il resto dei suoi giorni in chissà quale città vittima della droga.
Tutti questi eventi che hanno sconvolto il suo passato, uniti allo stile di vita di un piacente uomo d’affari del ventunesimo secolo, lo rendono incattivito e cinico, uno Scrooge dei tempi moderni, intento a sorseggiare Martini e a sputare veleno su tutti, compresi i vicini. Una di questi, Leah (Diane Keaton), cerca di dare un senso alla propria vita grigia, suonando di sera nei pub della zona, in attesa di un buon ingaggio. Uno dei maggiori problemi della donna è il passato, l’ombra del defunto marito che la tormenta, il cui ricordo la segue al punto da rievocarne dei momenti anche quando si esibisce, tra una canzone e l’altra, finendo inevitabilmente per scoppiare in lacrime.
La vita dei due sembra scorrere su binari paralleli, che si incrociano solo per litigare su piccole futilità tipo un parcheggio negato, rumori molesti notturni e via di seguito, fino a quando un bel giorno si presenta a casa di Oren suo figlio Luke (Scott Sheperd), completamente uscito dalla droga, che presenta al padre un regalo inaspettato: sua figlia Sara. La piccola dovrà passare un po’ di mesi con il nonno, giusto il tempo di permettere al padre di mettersi a posto con la giustizia e scontare il tempo dovuto in carcere per un crimine che non ha commesso.
Inizialmente la presenza della bambina non viene salutata con grande gioia dal nonno, come tutte le novità del resto: egli è costretto a rendere accogliente l’ambiente dove vive, a trasformare quello che sembra un magazzino pieno di scatoloni in una dimora accogliente. Leah gli da una mano e scopre che Oren non è il cinico che vuole far credere ma, semplicemente, un uomo bisognoso d’amore, l’amore che manca anche a lei.
Rob Reiner è un regista famoso per le commedie romantiche supportate da dialoghi pungenti e carichi di quel cinismo necessario a non renderle melense, sono sue pellicole come Harry ti presento Sally e Non è mai troppo tardi. L’ossatura dei suoi film è sempre stata caratterizzata dalla presenza delle maschere grottesche della vita, di personaggi che non conoscono l’amore o che lo conoscono in maniera talmente viscerale che quando vengono delusi in campo sentimentale, rifiutano l’amore stesso rifugiandosi nel cinismo.
In Mai così vicini chi domina incontrastato sulla scena sono i due attori cult Michael Douglas e Diane Keaton, capaci di sostenere una sceneggiatura che non regala nulla di nuovo nel panorama cinematografico ma che, anzi, risulta priva di mordente e interesse. Sicuramente un netto passo indietro, a livello di scrittura, rispetto alle due pellicole sopra citate. Mai così vicini diviene così una specie di buon prodotto per la tv (americana), più che un lavoro cinematografico vero e proprio, lasciando l’amaro in bocca a qualsiasi tipo di spettatore.