LISCIVIA – Francesco Niccolai
Gaia cammina tra vicoli inghiottiti dal buio, stringendo nelle mani un fazzoletto. Qualcuno spia da vicino i suoi passi, e non sembra provvisto di buone intenzioni. Due uomini incappucciati saltano fuori dall’ombra, la incatenano, le impediscono di gridare e la sfregiano versandole sul volto del liquido corrosivo. Sembra un piano ben studiato, eseguito freddamente e senza pietà.
Agnese è disperata per la malattia del suo uomo ed è disposta a tentare il tutto per tutto, anche se l’ultima spiaggia rimasta sembra il rivolgersi ad una strega, conosciuta nel quartiere come “la lupa”. Questa sorta di fattucchiera non è che Gaia, che trova nelle preghiere di Agnese un’inaspettata opportunità.
Che dire di Liscivia, se non elogi? Eccellenti la trama, il colpo di scena finale, la regia di Francesco Niccolai e la fotografia. Encomio alle musiche, originali, perfettamente amalgamate al contesto, mai invasive o noiose. Gli attori sono indovinati nei propri ruoli: Desirée Giorgetti e Viviana Altieri (rispettivamente Agnese e Regina) sono assolutamente credibili nel ruolo di ragazze di borgata che si muovono in una suggestiva e degradata periferia laziale.