L’ESPERIMENTO DEL DOTTOR K – Kurt Neumann
Onestamente non so se il remake di David Cronenberg del 1986 resisterà all’impietoso scorrere del tempo, certo è che questo film, visto oggi, mantiene intatta la sua freschezza e l’originalità del plot narrativo, nonostante il barocchismo delle scenografie e gli effetti datati.
Merito di una sceneggiatura sapiente che ripercorre in flashback la tragedia umana del dottor Andre Delambre (David Hedison), inventore del teletrasporto che scompone gli atomi per poi ricostituirli in un altro luogo. Peccato per lui che al momento di autotrasferirsi non abbia considerato la mosca entrata di soppiatto nella cabina. La visione del mostro con zampa e testa d’insetto ci viene rivelata solo verso il finale, dopo gli inutili sforzi della moglie Helene (Patricia Owens) di rintracciare la mosca con la testa bianca, secondo risultato del disgraziato esperimento.
In tutta questa storia, alla fine, chi ci guadagnerà sarà il cognato Francois (un Vincent Price di gran classe, come sempre) che erediterà la famigliola del defunto fratello, suicidatosi sotto una pressa dopo aver compreso che l’insetto dentro di sé avrebbe ben presto preso il sopravvento. Ancor oggi, dopo quasi cinquant’anni, rimango impressionato dalla scena in cui vediamo la moschina con testa e braccio umano gridare “aiuto” con quella vocina sottile e inquietante, mentre un grosso ragno si prepara a divorarla. Un magistrale lavoro di Kurt Neumann, rimasto insuperato negli annali della Sci-Fi, non solo per le luci colorate al neon e gli effetti di make up che pur datati mantengono inalterato il fascino lisergico del suo immaginario parascientifico, ma anche (e sopratutto) per come viene resa appieno la struttura e la caratterizzazione dei personaggi e lo sviluppo della trama.
Davvero notevole l’impatto emotivo e trasmissione dell’angoscia di un mondo che corre troppo in fretta perché l’uomo stesso riesca a controllarlo.