LEONI – Pietro Parolin
I Cecchin sono una nobile famiglia del trevigiano le cui redini vengono tenute ben salde dalla ferma mano di Mara (Piera Degli Esposti), costretta all’immobilità nel suo letto a causa dei dolori della vecchiaia. Ormai vedova da un bel po’ di anni, ella non fa altro che ricordare i bei tempi senza smettere mai di redarguire il figlio Gualtiero (Neri Marcorè), dicendogli quanto duro lavoro ci voglia per costruire un impero come quello che suo padre edificò cercando fortuna in Argentina.
Purtroppo di quell’impero ne è rimasto solo il buon nome, una sontuosa villa e montagne di debiti che vuoi per la crisi, vuoi per alcuni investimenti andati male, vuoi perché Gualtiero è ancora un bambino viziato con uno stile di vita ben al di sopra delle sue reali possibilità, sono andati a stratificarsi nel tempo. Gualtiero, ormai arrivato alla mezza età, si accorge che in tutto questo tempo non ha fatto nulla per mantenere l’eredità lasciatagli dal padre, morale e pecuniaria, di cui tanto vanta il cognome. Persino il figlio Martino (Pierpaolo Spollon) sembra essere più in gamba di lui e sicuramente attento a non scialacquare tutto il poco danaro rimasto in famiglia.
L’ennesimo tentativo di risollevare nome e finanze, Gualtiero lo vede nel riciclaggio di materiale plastico per realizzare dei crocifissi che, grazie alle sue conoscenze in ambito ecclesiastico, può piazzare facilmente sul mercato. Come sempre in questi casi il miraggio del facile guadagno giocano un brutto tiro all’inesperto imprenditore che si affida ad un camorrista per reperire il materiale da riciclare.
Pietro Parolin è di Treviso e firma la regia di questa opera prima grazie anche al contributo della regione Veneto, il comune di Treviso e il supporto del centro sperimentale di cinematografia. La commedia da lui rappresentata ha qualche spunto di comicità e, come troppo spesso accade in Italia, non sporca, non rischia, non inquina e non prende una posizione, anche scomoda, a livello sociale. Tutto ciò non fa altro che riflettere la mentalità e il buonismo che alberga nell’animo dell’italiano che, alla stessa stregua, è incapace di prendere una posizione chiara netta e convinta. Questa mancanza di carattere si imprime anche nell’animo di Leoni che regge soprattutto per le capacità istrioniche del cast (in primis Neri Marcore e Piera Degli Esposti) ma che lascia un sapore insipido nella bocca dello spettatore.
Non è giunto il tempo di finirla con la realizzazione di film ideati e disegnati appositamente per riceve i contributi da una determinata regione o da altri organi statali? Peccato perché in Leoni vi sono diversi spunti; dalla crisi economica alla devastante disoccupazione, dal dramma degli imprenditori sull’orlo del collasso alla generazione di adulti-adolescenti incapaci di procedere con le proprie gambe.