L’AMORE BUGIARDO – David Fincher
La provincia del Missouri è il luogo dove Nick e Amy, marito e moglie, hanno deciso di ricostruire la propria vita, dopo la crisi economica che ne ha falcidiato la serenità finanziaria e, specialmente, creativa. Dopo aver trascinato il matrimonio sull’orlo del baratro, la coppia subisce l’ultimo scoppio con la scomparsa di Amy. Tracce di violenza dentro casa sembrano sostenere la tesi dell’omicidio e Nick diviene il primo a trovarsi seduto sul patibolo. Ma qual è la verità dietro la sparizione?
Prendete un film di David Fincher (Seven, Zodiac, Fight Club) e scagliatelo dentro un frullatore a macinare con un certo quantitativo di humour nero e sapore grottesco; siete vicini ad inquadrare L’amore bugiardo (Gone girl, il titolo originale). Depauperate il tocco malinconico del regista e portate nel primo livello di parallasse del background una sorta di ghigno cinico e beffardo, pensando di ricevere in fotofinish uno schiaffone grazie ad una scena di sesso e morte che ben scavalca quanto già d’effetto in Millennium – uomini che odiano le donne. Siete arrivati ad inquadrare la pellicola.
Un film spezzato lungo tre segmenti (impossibili anche solo da accennare per evitare spoiler) con variazioni di registro percettibili ma che non stonano nel contesto, L’amore bugiardo ci presenta una finzione domestica raggelante con mano chirurgica, percuote l’imbambolato Ben Affleck, nel ruolo di Nick, stavolta nella parte, sotto i flash dei giornalisti e lascia crescere il personaggio di Rosamund Pike, nel ruolo di Amy, in un mix di flashback e balzi nel presente che aumentano il ritmo della pellicola.
Nel suo modo originale di far indossare il cappello di giudice allo spettatore e nel suo muoversi inesorabilmente verso un’unica e inafferrabile verità, David Fincher firma un gran lavoro con il coraggio di distaccarsi (senza allontanarsi troppo) dal proprio trademark. Uno dei migliori film del 2014.