L’ALTRA FACCIA DEL PIANETA DELLE SCIMMIE – Ted Post
Un’astronave atterra in un misterioso pianeta, rivelatosi nel capostipite della saga come la Terra, sfruttando le medesime coordinate di una precedente spedizione che ha visto come unico sopravvissuto Taylor (Carlton Heston). Ben presto l’unico astronauta rimasto in vita dopo il lungo viaggio trova Nova, compagna di Taylor, senza quest’ultimo.
Le scimmie, sospinte dalla necessità alimentare di espansione, decidono di varcare i confini della terra proibita, andandosi a scontrare con un popolo di mutati dalle radiazioni, adoratori della bomba atomica, e pronti ad estreme conseguenze pur di difendere i propri confini.
Secondo capitolo della saga, L’altra faccia del pianeta delle scimmie perde il substrato di autorialità del primo capitolo per circondarsi di una patina da b-movie che, a prima visione, può solo sconcertare. In realtà, a mente fredda, il film di Ted Post sorprende per una spudoratezza di plot inusuale, che inquadra uno scontro a tre: scimmie contro esseri umani contro mutati. L’azione surclassa lo spirito di avventura de Il pianeta delle scimmie, e la critica alla razza umana si innalza nei toni in quanto esalta lo spirito di autodistruzione di una specie già ridotta ai minimi termini.
L’altra faccia del pianeta delle scimmie raggiunge il culmine negli ultimi venti minuti di scontro acceso tra gorilla e mutati, due prodotti della follia umana incapaci di convivere. Indimenticabile la scena cult durante cui, in una sorta di liturgia ecclesiastica al cospetto della bomba, i mutati si tolgono le maschere da umani per rivelare visi ricoperti da vene, corrosi dalle radiazioni. Da rivalutare per spirito e coraggio.