LA SETTA – Michele Soavi
Nel deserto americano dei primi anni ’70 una (allargata) famiglia hippy riceve sotto la propria tenda uno strano figuro, Damon, dietro cui si cela uno dei capi della “setta dei senza volto”. Ed è il massacro. Venti anni dopo, nella prima metà del 1990, un vecchio di nome Moebius si fa investire dalla maestra Miriam, in modo da far ingresso nella vita della donna.
Obiettivo dell’uomo è quello di portare Miriam verso una sorta di battesimo del male, per ingravidarla sotto il segno di satana, e farla diventare madre per partenogenesi di una creatura che in qualche modo dovrà portare l’oscurità sulla terra.
Michele Soavi si affianca nuovamente a Dario Argento, dopo La Chiesa, e il risultato è un thriller / horror demoniaco dalle elevate pretese ma da una non altrettanto forte riuscita. La Setta racchiude spunti interessanti nel soggetto (come il percorso già segnato della giovane maestra Miriam sotto il segno della “setta dei senza volto”), nell’architettura della trama (il terrore del labirintico scantinato) e nella potenza delle immagini (la maestra violentata e morsa dall’animale), ma viene inevitabilmente scosso da un ritmo eccessivamente blando e dal (solito) concatenarsi degli eventi abbastanza casuale, un po’ come in tutti i film di Argento.
La tensione e la curiosità sono costanti, specialmente nelle scene in cui si viene trasportati nella struttura costruita sotto la casa della donna, e proseguono in un crescendo che non ha una vera e propria esplosione nel finale (quasi da happy ending), lasciando un retrogusto amaro per l’occasione che si sarebbe potuta raggiungere con qualche accorgimento in più. Sostanzialmente un buon film, ben diretto e decentemente interpretato, uno dei migliori horror italiani degli anni ’90, leggermente inferiore a La Chiesa.