LA PROVA – Jean Claude Van Damme
Christopher Dubois (Jean Claude Van Damme), sorta di capobanda dal cuore tenero di una squadra di bambini senza tetto, è costretto ad una rovinosa fuga su un’imbarcazione. Una lunga corsa che lo porta lontano da casa, facendolo approdare su di un’isola dove viene accudito da un maestro di arti marziali. Un percorso che lo trascina sino a mettere in gioco la propria vita in una serie di sfide corpo a corpo, per ottenere un drago d’oro.
Cosa ci si può aspettare da un film con Van Damme, oltretutto diretto dallo stesso? Una sequela di combattimenti di certo e, da questo punto di vista, La prova non tradisce le aspettative. Per cui attendetevi la solita finta morale (un uomo che lotta per portare a casa quanto può essere utile per lui e per i giovani senzatetto, per cambiare vita), la solita fase di allenamento ai limiti della sopportazione umana, il solito “nemico finale” e il solito numero di personaggi che adottano le più disparate tecniche di lotta. Ma, fortunatamente, La prova riesce a fregiarsi di qualche ulteriore elemento che innalza il film dal sicuro dimenticatoio a cui, altrimenti, sarebbe stato condannato.
Un certo gusto retrò, contaminato dallo spirito avventuroso tipico di alcune pellicole settantiane (l’isola misteriosa, il vascello di contrabbandieri, il maestro che prepara l’allievo, un oggetto d’oro come premio), la presenza di Roger Moore nella parte di una sorta di pirata e del pugile Jake La Motta, riescono a sollevare l’esordio cinematografico di Van Damme, fosse solo per lo sforzo del regista/attore di non chiudersi dentro una storia che avrebbe rischiato di non trovare alcun appiglio originale. Certo, la parola “originale” è pretenziosa, tuttavia riesce a trasmettere lo sforzo (imbarazzato e, a tratti, imbarazzante) del belga. Per il resto, sapete a cosa andate incontro.