LA NOTTE DEL GIUDIZIO ANARCHIA – James DeMonaco
Una Nazione fondata sulla violenza può risorgere solo dalla violenza. L’America del 2023 è guarita dagli abissi criminali solo attraverso l’istituzione di una nottata annuale, lo Sfogo, in cui ogni reato è perfettamente legale. Anzi, incoraggiato. Per liberare gli istinti, sguinzagliare le proprie vendette, seminare caos.
Se La notte del giudizio (James DeMonaco, 2013) aveva gettato le basi della saga e dell’immaginario sociale ai tempi del “purge” (letteralmente “purga”, tradotto qui col meno intestinale “sfogo”) attraverso un racconto lineare e classico di assedio domestico ai danni di una benestante famigliola, questo seguito diretto dallo stesso DeMonaco amplia ed approfondisce il microcosmo.
Ne La notte del giudizio – Anarchia scendiamo infatti per le strade di Los Angeles a pochi minuti dall’inizio dello sfogo annuale, il cupo e solitario Sergeant (Frank Grillo, Warrior, Captain America: The Winter Soldier) si sta accingendo a compiere un agognato regolamento di conti, quando incontra un manipolo di vulnerabili e sventurati concittadini rimasti allo scoperto. Attorno a loro si scatena l’inferno di dodici ore senza legge: bande di uccisori e misteriosi furgoni pieni di soldati in assetto da guerra pattugliano i boulevard losangelini.
I protagonisti, che siano assetati di sangue o disperati, cacciatori o prede, dovranno compattarsi per sopravvivere alla notte anarchica, la più lunga e insanguinata dell’anno. Magari, con l’aiuto di un manipolo di ribelli radunati dal carismatico Carmelo (Michael K. Williams, 12 Anni Schiavo, Robocop) che resiste strenuamente ai dettami governativi dei “Padri Fondatori”.
Il primo riferimento di questo Purge atto secondo è senza dubbio il cult-capolavoro I Guerrieri Della Notte (Walter Hill, 1979), pluri-citato nelle atmosfere di una Los Angeles deserta e decadente svegliata dalle scorribande delle grottesche bande criminali. Il gruppo di assassini con la faccia pitturata (che campeggia nell’iconografia pubblicitaria di La notte del giudizio – Anarchia) è un tributo sfacciato, ma alla resa dei conti non viene sfruttato a dovere nelle vicende del film.
DeMonaco si concentra sull’aspetto anarchico e caotico del mondo “purificato” e rinuncia alla suspence e alla struttura horror del primo capitolo a favore di un thriller politicizzato più divertente e meno inquietante; la violenza è maggiore, ma di minore qualità e rigorosamente parental control. Le sorprese sono poche ma belle, gli oltre cento minuti scorrono bene grazie alla regia diligentissima di DeMonaco, impreziosita da silenziose e suggestive sequenze panoramiche della L.A. barricata. Nella royal rumble di buoni, cattivi e cattivissimi, le vicende diventano uno spunto mai così pretestuoso per snocciolare il caro vecchio assioma “poveri = bene, ricchi = male” affidando al carismatico Grillo e al suo sguardo mortenseniano la risoluzione di qualche cliché e qualche scelta sciagurata in ottica di sopravvivenza.
La notte del giudizio diventerà molto probabilmente una saga infinita, forte del fascino che esercita la valvola di sfogo alla bestialità umana; finora però il suo creatore e regista sbaglia leggermente mira e fallisce nel sintetizzare la tensione e l’azione. Quello che è uno spunto narrativo dannatamente gustoso aleggia sempre in un limbo di incertezza, come se mostrare davvero quello a cui potrebbe portare lo Sfogo, in fondo, facesse troppa paura.
Decisamente migliore del (già buon) primo capitolo. Tolta la corsa finale un po’ troppo “bombastic-a”, uno dei lavori horror/thriller migliori dell’anno.