LA CASA – Fede Alvarez
Una casa diroccata situata in un bosco raggiungibile solo attraverso una stradina solita agli allagamenti. Due fratelli, Mia (Jane Levy) e David (Shiloh Fernandez), lei tossicodipendente scampata ad un overdose, lui scappato di casa per non veder morire la madre, insieme alla ragazza di lui, Natalie (Elizabeth Blackmore) e alla coppia di amici Eric e Olivia (Jessica Lucas, Lou Taylor Pucci). Si ritrovano per aiutare Mia ad uscire dal tunnel, ma quello in cui entreranno sarà un inaspettato gorgo di morte.
Splatter irrorato a profusione per una visione rigorosamente in “no-brain mode”: siete pregati di poggiare in un angolo ricordi dei teen horror movie e riempire secchiate di sangue pronte ad essere scagliate sul vostro vicino di poltrona. Fregatevene bellamente della logica, preparate lo stomaco a potenti attacchi e, specialmente, accantonate l’idea di guardare il remake di un film dalla portata storica come La casa di Sam Raimi; se ce la fate a seguire tutte queste semplici regole (Wes Craven docet) il “doloroso” divertimento è assicurato altrimenti … odierete il film di Fede Alvarez.
Questo più volte smentito, travagliato, amato/odiato remake raccoglie location, situazioni (è una ragazza a tagliarsi un braccio e non più l’Ash di turno, la motosega viene appoggiata su un moncherino tranciato da un’auto e così via) e sostanzialmente il soggetto originale che ruota intorno al Necronomicon, per gettarli in un frullatore gore devo dire inaspettato. La quantità di efferatezze è veramente (fortunatamente) esagerata, si passa da bocche segate con vetri rotti a colpi di siringa, da braccia schiacciate tirate sino a spezzare le ossa a lingue tagliate a metà con un taglierino. Oltre questo, La casa non offre nulla.
Certamente Alvarez conosce i ritmi della tensione, battendo anche una prevedibilità della trama assordante, ma la stupidaggine di alcune azioni dei protagonisti la lasciano schiantare, anche se la presenza di Diablo Cody in sede di sceneggiatura si annusa nell’aria grazie ad alcune trovate. La colonna sonora è spesso pacchiana mentre il montaggio serrato lascia scivolar via i minuti senza mai farsi sentire, anche se non smetterete mai di chiedervi dov’è il vecchio buon Ash … attendete sin oltre i titoli di coda.