KILL LIST – Ben Wheatley
Jay vive con la moglie Shel e il figlio in una casa borghese inglese. La loro vita procede tra alti e bassi dove questi ultimi sono principalmente legati allo stato di depressione che avvolge Jay, in seguito ad una non meglio precisata missione a Kiev. Una sera, durante una cena, l’amico ed ex collega Gal ricorda a Jay di un nuovo incarico … una lista con tre persone da uccidere.
Kill list è uno di quei film che riesce ad emergere dall’underground solo grazie al passaparola (via web) generato dai festival, un’eco ingigantito da recensioni positive e immagini truculente diffuse tramite la rete. Il terzo film di Ben Wheatley ha la capacità di lasciare in contemporanea l’amaro in bocca e un senso di soddisfazione. Per evitare spoiler è impossibile dire di più sul raggelante finale, ma l’alchimia tra horror eighties e violenza del nuovo millennio non possono lasciare indifferenti.
Se da un lato, quindi, vi troverete parecchi interrogativi tra le mani che ai puristi della trama lasceranno solo un indistinto senso di fastidio (in senso negativo) verso la pellicola, dall’altro avrete gustato un piatto malato e disturbante, dalla fulminea e azzeccata, durata. Le scene gore sono limitate ma di impatto, grazie al crescendo di violenza che inizia verbalmente con un rapporto marito-moglie non proprio idilliaco, continua con una condivisione del passato tra Jay e Gal e l’esecuzione degli omicidi, e termina con il massacro rituale.
Resta proprio questa dicotomia di situazioni che convergono nell’inaspettato finale a rendere Kill list interessante, pur con tutte le pecche di una produzione indipendente (stavolta esclusi gli attori, veramente nel ruolo). Con i suoi pro e contro, Kill list si presenta come uno dei film di genere più intriganti del 2011.