JOKER FOLIE A DEUX – Todd Phillips
Cominciamo con il dire che Joker – Folie à deux non è un musical, ma un film musicale! Per chi non lo sapesse il musical ha la propria struttura connaturata con musica, canto e in alcuni casi anche ballo e per questo motivo si può permettere licenze che il film musicale non ha, infatti quest’ultimo è un film normale che però ha al suo interno inserti, declinabili in maniera più o meno bizzarra, di parti cantate, coreografate etc.
Sia chiaro questa distinzione è stata fatta solo per chiarezza e non perché una tipologia sia meglio o peggio di un altra, più che altro questo già ce la dice lunga su questo film che fin dalla sua genesi purtroppo non sa cosa è. A livello di sceneggiatura seguiamo i fatti più o meno seguenti rispetto al primo film, dove il personaggio di Joker ha letteralmente suggestionato l’opinione pubblica incarnando benissimo il malessere e il malcontento popolare a tal punto che sembra vivere di vita propria rispetto ad Arthur Fleck, persona malata, dissociata e incapace di trovare una collocazione in un mondo come questo altrettanto malato. Arthur si trova rinchiuso nella prigione/ospedale psichiatrico di Arkham dove si sta preparando insieme al suo avvocato per imbastire la propria difesa proprio giocando su questa dicotomia e tentando di convincere la giuria che Arthur Fleck ha fatto quelle cose senza poter ne intendere, ne volere rispetto al Joker che invece ha chiaro il proprio disegno anarco-rivoluzionario. A irrompere nella sua monotonia “carceraria” fatta di pillole antidepressive e bullismo da penitenziario ci pensa Harleen Quinzel (Lady Gaga) che incarna la Harley Queen di questo film che forse più che Fleck ama il suo alter ego e quello che rappresenta per il popolo, vale a dire una speranza o forse, nel suo caso, visto che è una ricca borghese viziata imbottita di antidepressivi anche una alternativa alla sua noia!
Questa è l’orditura da cui si sviluppano tutti i fatti che nel corso della narrazione vanno a decostruire completamente quanto fatto nel film precedente. Lasciamo perdere la fedeltà al fumetto, questo poco interessa, perché Phillips ha dimostrato benissimo che si può costruire un personaggio che fondamentalmente ha poco a che vedere con l’universo di Batman (e senza Batman!) ma allo stesso modo essere credibile e attraverso il quale si possa effettivamente identificare il Joker, stupendo effettivamente tutto il pubblico! In questo film dicevamo Phillips decostruisce, facendolo a pezzi, il personaggio costruito nella prima pellicola, che come ragionamento ci potrebbe anche stare ma il problema è nella maniera in cui si opera! Il primo film faceva riflettere, disgustava, in qualche modo ci si identificava, ma soprattutto intratteneva, in questo film è soprattutto quest’ultima parte a mancare.
Chiariamoci non siamo di fronte a un film fatto male, il regista conosce bene il mezzo e si vede però imbastisce tutta una sequenza di scene che forse prese singolarmente avrebbero anche avuto il loro valore ma nel contesto risultano slegate come un arcipelago di belle idee distanti tra loro. Mettiamo da parte per un attimo la componente dell’intrattenimento (che però è fondamentale a mio avviso a maggior ragione se fai un film musicale spacciato per musical ndr) ma questo secondo capitolo purtroppo non aggiunge nulla di nuovo rispetto al personaggio costruito nel primo film se non la volontà del regista di ucciderlo e uccidere ogni ascendente che esso si era costruito nei riguardi del pubblico.
Gli inserti musicali e la tensione che riescono a creare insieme Phoenix e Gaga quando sono in scena però è un qualcosa di meraviglioso, ma infatti la loro prestazione sopraffina non è minimamente messa in discussione purtroppo il punto debole di questo film non è l’esecuzione è la scrittura e soprattutto una grande mancanza di visione d’insieme dell’opera nel suo complesso. Vedendo questo film in molti punti si ha come l’impressione che il regista voglia liberarsi dalla schiavitù di questo personaggio e dalla pressante richiesta di fare un sequel che forse visti i risultati non aveva molto senso fare.
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