JOHNNY – Roberto D’Antona
Daniele Cortesi è un uomo qualunque, caratterialmente sempliciotto, praticamente mediocre. Con un divorzio alle spalle, un buon lavoro apparentemente rassicurante, riesce a vivere tranquillamente, con un certo successo; finché un giorno le cose cambiano. Tornato a casa trova l’amante esanime sul pavimento.
Chiaramente è stata uccisa e gli investigatori focalizzano l’indagine su Daniele. Dopo un travagliato anno passato a dimostrare la propria innocenza, gli investigatori lo scagionano lasciando il delitto insoluto. Daniele, ormai profondamente scosso, chiede aiuto ad uno psicologo, per liberarsi da quel tarlo ormai così piantato nella sua mente. La vita di Daniele riprende normalmente, finché un giorno non incontra Johnny, un ragazzo bello e tenebroso, sicuro di sé, insensibile, che lo inizia a tormentare. In un crescendo di follia Johnny invade la vita di Daniele diventandone un po’ complice, un po’ nemico, un educatore alla crudeltà in un dualismo snervante, in una lotta tra bene e male dalla quale non ci si può sottrarre.
Questo il punto di partenza della serie web di Roberto D’Antona, Johnny, meritatamente pluripremiata e approdata in tv. Incredibile lo sforzo dei frateli D’Antona che, pur lavorando con pochissimi mezzi monetari e materiali, raggiungono un lodevole risultato. Con due Canon nemmeno all’avanguardia e pochi fari alternati, creano una serie visivamente pungente e contenutisticamente azzeccata, dove il vero pregio consta in una sceneggiatura complessa e particolareggiata, ove tutti i personaggi sono perfettamente identificabili, e l’azione scivola via con coerenza e pathos. La storia di Roberto d’Antona è, quindi, esaltata da una sceneggiatura gravida del sudore di Eros D’Antona che, sicuramente, nel narrare la dicotomia presente in tutti gli episodi, inserisce un pezzo di sé.
Daniele e Johnny sono l’uno l’opposto dell’altro, ma entrambi si conoscono bene, si appartengono in un modo che solo arrivando alla fine dei cinque episodi è chiaro fino in fondo. Oltre ad una siffatta sceneggiatura però, c’è una regia competente, entusiasta e altrettanto impegnata, capace di emergere al di sopra dei dialoghi, delle interpretazioni degli attori, svettando attraverso luci calde e fredde, inquadrature inaspettate, fermo immagine e primi piani.
Mai noioso Johnny è un thriller poliziottesco anni ’80, con inseguimenti a mano armata e con un detective arrovellato in un caso per nulla lineare. Lo stesso Johnny, come D’Antona stesso afferma, è ispirato a Johnny bravo: capelli zeppi di gel, ciuffo sul viso e giubbotto di pelle. Nonostante lo stampo ottantiano, non è possibile nemmeno lontanamente additare la serie di poca originalità, nemmeno in ottica “revival”, come accade spesso ultimamente. Johnny è originale sotto ogni aspetto, riesce a mantenere alto l’interesse senza dimenticare di puntare lo sguardo sulla nostra realtà, presentando tematiche forti e un’ottica in grado di denunciare determinate verità e atteggiamenti.
Avvincente, ironico, divertente, ben scritto, ben diretto e ben interpretato, Johnny merita sicuramente il riconoscimento che sta avendo sul web e fuori.