JESUS CHRIST VAMPIRE HUNTER – Lee Gordon Demarbre
Una comunità di vampiri, assistiti dal (mad) dottor Pretorious, riesce a sconfiggere l’annoso handicap che li rende refrattari alla luce diurna, grazie ad impianti di tessuto epidermico di alcune giovani lesbiche, la cui pelle ha il potere di fare da filtro ai raggi solari. Il popolo delle lesbiche è in pericolo! La comunità religiosa, in subbuglio, può rivolgersi solo al più grande dei supereroi, l’eterno Re dei Re, per riuscire a debellare l’immonda invasione.
Gesù Cristo… lo conosco. Ho visto tutti i suoi film. Ma devo dire che mai mi era sembrato così torello a menar calci e pugni, come un cintura nera di arti marziali. Combattivo, sì, lo è sempre stato, ma stavolta ha sfoderato una tempra davvero inedita. I figli succhiasangue del Diavolo hanno i giorni contati, perché il nostro Cristo metropolitano, promotore dell’amore universale [e non solo di quello etero], ha come nuova missione in terra quella di salvare la comunità lesbica dai malvagi.
Il film è, ovviamente, una perla del trash-demenziale con venature horror [di quel trash costruito volontariamente, sia ben chiaro!], e unisce un’accozzaglia di generi cinematografici stratificando citazioni e rimandi. Storie di vampiri, karate movie, commedia e irresistibili momenti di musical, costruiti dal regista Lee Gordon Demarbre e dallo sceneggiatore Ian Drisol, con tutti i crismi del caso [uno scienziato pazzo, una trama traballantissima, belle donne e l’accoppiata Gesù Cristo/Vampiri, che è esplosiva!]. Viene fatto notare al Redentore, durante il film stesso, di quanto lui e i non-morti siano in verità molto simili: “Ti sei alzato dalla tomba come loro. Prometti la vita eterna, come loro. Ma loro sono molto più potenti!”
Un Cristo sin dall’inizio in difficoltà, uno contro tanti. Sì, perché, Gesù, aiutato sin da subito da una combattente formosa e fasciata in latex [tale Mary Magnum], non sembra vedersela bene contro il popolo dei nosferatu. Tantomeno quando la sua burrosa alleata viene anche lei vampirizzata e passa dalla parte degli avversari. Jesus rimane da solo. Dio, suo padre, sembra averlo abbandonato per la seconda volta, ma anche chi non ha mai letto i Vangeli sa che l’Onnipotente sta sempre in agguato. Che scruta le avventure del pargolo dall’alto con molta attenzione, e interviene solo in caso di reale bisogno.
Eccolo, infatti, diventare (nel fastfood preferito dalla sua Carne fattasi Figlio) un gelato all’amarena che inizia a parlare con l’incredulo Redentore, fissandolo dritto negli occhi con due ciliegie rosse. Dio si fa gelato per confortare suo figlio e per avvertirlo dei rinforzi inviatigli dall’alto per far fronte all’attacco dei maledetti non-morti. Dritto dritto dal Paradiso arriva, su un aliante, il combattente wresler messicano Santo, assieme alla sua manager. È l’ora di farla finita.
Jesus Christ Vampire Hunter non mancherà di piacere ai fans più sfegatati delle produzioni trash-demenziali in stile Troma et similia, ma contiene al suo interno delle critiche neanche troppo velate nei confronti della Santa Madre Chiesa. Potrà essere un film modesto, girato e realizzato in maniera non impeccabile [visto il target e il budget della pellicola], ma il ghigno dello spettatore diventa sorriso malizioso [o espressione di sorpresa… dipende dalle credenze religiose dello spettatore preso come campione], quando gli autori fanno pronunciare a Cristo frasi come“La chiesa dovrebbe imparare a lasciar giudicare a chi sta più in alto”.
L’irriverente Cristo, interpretato da Phil Carcas, convince nel ruolo di ninja di Dio, e ci regala perle d’umorismo punkattolico quando, durante un combattimento, si batte il petto urlando “Il corpo di Cristo!”. Oppure quando, infiltrandosi nel covo dei vampiri dice serio a Mary Magnum “Se non torno entro cinque minuti chiama il papa”. Film da guardare assolutamente. A cuor leggero.