IRREVERSIBLE- Gaspar Noè
Senza rimedio. La vita e la serenità di Alex e Marcus sono irrimediabilmente compromessi, perché il mondo per sua natura è indomabilmente malvagio, e le cose non possono che peggiorare istante dopo istante. Irreversible: indietro non si torna. Ma lo fa Gaspar Noè, decostituendo la macchina da presa per tramutarla in macchina del tempo che, scena dopo scena, ci porta indietro nel tempo (mai visto prima?), sino al momento in cui la vita di Marcus e Alex sono attentate nelle proprie (scarne) certezze.
Inutile soffermarsi su quali e quanti film sono stati di ispirazione, né sulle scene più estreme che hanno fatto gridare allo scandalo; tutto ciò è stato portatore di una sorta di pandemia creatasi di fronte a tali sequenze, già ampiamente analizzate e chiacchierate al punto da annullare la comunque flebile tensione che le caratterizza. Sequenze né estreme né interessanti sotto il profilo meramente visivo, nonché registico.
L’assenza di una storia particolarmente intrigante ha condotto Gaspar Noè a puntare sull’ occhio che guarda, scruta e sulla psicologia di chi lo fa. La telecamera induce un senso di disturbante cinetosi ed è l’unico elemento riuscito. Non vi è un grosso lavoro di montaggio mentre i piani sequenza adempiono bene allo scopo di Noè di indurre nausea e ansia. I dialoghi, nell’intenzione sopra le righe, sono così malamente e banalmente impostati che persino nella scena più crudele distolgono l’attenzione.
Sin dal bizzarro dialogo iniziale se ne ha coscienza, poi vedendo un Vincent Cassel che si muove fin troppo a suo agio in un mal frequentato locale gay e la solita (occorre dirlo?) mediocre Monica Bellucci, la sensazione generale non può che essere negativa, fagocitando le iniziali buone intenzioni di Noè. Un padre incestuoso, un locale sadomaso, una coppia che ammicca all’idea del triangolo, uno stupro e una vendetta, dovrebbero mostrarci un mondo sporco, pericoloso, dove è facile vedere infrangere i sogni di una famiglia. Noè vorrebbe costringerci a condannare tutto e tutti, specialmente il sesso estremo che diventa veicolo di brutture e lerciume.
Il regista mette in scena troppo e, al contempo, troppo poco. Mette in fila alcuni elementi che, si pensa, possano turbare lo spettatore e le unisce con una sceneggiatura quasi inesistente. Unico momento di godimento, il colpo di estintore. Un piacere misero di fronte ad un film piuttosto piatto. Disagio, disgusto e claustrofobia scaturiscono solo dall’uso (consapevole?) della telecamera. La steadycam, di cui si fa largo uso, aiuta nelle scene di maggior enfasi, anche se le immagini sgranate, a tratti esageratamente ballerine, lasciano cadere ogni sforzo.
Irreversible non presenta alcuna denuncia sociale, alcun manifesto omofobo ma solo tematiche pesanti, messe in scena in modo piuttosto indecente, facendo la mossa furbetta di prendere due attori noti, di bell’aspetto, uniti nella vita e gettandoli nella mischia. Già visto anche questo? Poco importa, Cassel e consorte restano sempre un bel vedere.