IRRATIONAL MAN – Woody Allen
Scusatemi in anticipo se la prenderò un po’ larga prima di parlare effettivamente di Irrational Man, l’ultimo film del sempre attivissimo Woody Allen, ma sento la necessità di fare un paio di premesse. Innanzitutto chi vi scrive ama tantissimo Woody Allen. Non è che io abbia paura di non saper dare un giudizio imparziale, ci mancherebbe. Quello che temo è di scendere in campo su un terreno di gioco per me anomalo e vagamente disagevole.
Questo perché da sempre sono un amante del cinema di un certo tipo, ovvero di quel cinema in cui tutti gli elementi significanti del film concorrono a formare l’opera in quanto tale e, soprattutto, a renderla prettamente cinematografica. Insomma, non ho mai creduto che i film “testo-centrici” fossero delle vere opere cinematografiche, in quanto – almeno nella mia testa – sarebbero riproducibili nel loro effetto finale anche attraverso altri canali comunicativi, come appunto un romanzo o una pièce teatrale.
Mi piace il cinema che sia esclusivamente cinema, mi piacciono i film che fanno convergere, esaltandole, le varie componenti del linguaggio cinematografico, rendendo il film qualcosa di “raccontabile” al meglio solo attraverso questo splendido e unico mezzo. Il fatto è che, nel momento in cui sono davanti a un film di Woody, provo un tipo di fervore differente, in quel preciso istante non sono più un amante del cinema, sono semplicemente un fan di Allen. Questo cambia completamente il mio approccio al film, per il quale finisco con l’accantonare i miei consueti riferimenti analitici. Non intendo certo dire che i film di Woody Allen non siano cinematografici, però se pesassimo solamente quegli aspetti, probabilmente rimarrebbe esclusa la parte migliore, quella che rende i suoi film ed i suoi personaggi così particolari. Certo, Manhattan, nel suo sublime omaggiare NY, è un film estremamente cinematografico. E come dimenticare l’utilizzo del fuori campo, i dialoghi rivolti direttamente allo spettatore e certi memorabili piano-sequenza sparpagliati in un tutta la sua filmografia?
Però, quello che rende questo autore speciale forse va riscontrato proprio nella letteralità del suo cinema e, portandomi ad una tremenda contraddizione, sarebbe altrettanto speciale anche nelle pagine di un libro, sul palcoscenico di un teatro o addirittura anche solo per radio. Insicuri, colti, strafottenti, egocentrici, ipocondriaci, nevrotici, misantropi, associali, insofferenti: questi in linea di massima sono sempre stati i protagonisti dei suoi film. Woody ha sempre portato se stesso nella narrazione, sia quando lui stesso ha recitato, sia quando è rimasto dietro la macchina da presa. Siamo quasi sempre nel genere della commedia sofisticata, ed a cambiare di volta in volta è solamente il registro. Più spinte sul comico alcune, con note più amare altre. Con Irrational Man entriamo nella seconda categoria, con un tono a metà tra il Thriller/drammatico Match Point e la commedia cupa Blue Jasmine.
Abe Lucas (un imbolsito Joaquin Phoenix), un professore di Filosofia appena arrivato a Brailyn, college di una piccola città, è un uomo preceduto dalla sua fama. Si trascina stancamente in una vita nella quale non vede più alcuno scopo. Beve, non riesce ad avere rapporti sessuali, tenta vanamente di completare un saggio su Heidegger e il Nazismo, non trova piacere né motivazioni nell’insegnamento della Filosofia e ne trova stucchevole la sua intima conoscenza, da Kant a Kierkegaard. Rita Richards è una collega un po’ frustrata dalla vita che sogna che Abe la porti via con lui da qualche parte nel mondo. Jill Pollard (Emma Stone) è una giovane e brillante studentessa che fin da subito si fa affascinare dal cinico professore e dal suo aspetto vissuto e disincantato, fino al punto da dichiararsene innamorata.
Abe dimostra costante insoddisfazione per l’inutilità della propria esistenza. “Volevo cambiare il mondo” dice più volte constatando con amarezza come il giovanile attivismo politico e tutti i suoi scritti non siano mai stati concretamente utili. Tutto cambia quando, dopo aver origliato una conversazione in un Bar, Abe decide di pianificare il delitto perfetto. La vittima sarà Thomas Spengler, un giudice corrotto in procinto di rovinare la vita di una donna attraverso una sentenza ingiusta, per favorire un conoscente. L’omicidio fa rinascere l’amore per la vita ad Abe, convinto di aver agito nella moralità e di aver dato finalmente un contributo concreto al mondo. Ritrova la voglia di scrivere, di parlare di Filosofia, di fare sesso…
Inizia una relazione con Jill, fino a quel momento respinta. Alla giostre Abe vince un premio per lei e lei, tra tanti scelte possibili opta, per una piccola torcia. Lui per questo la definisce “pratica” ma lei così non ci si vuole sentire, lei vuole sentirsi “romantica”. Abe ritrova entusiasmo ed ispirazione attraverso un gesto estremo da lui ritenuto altruista, ma che svela tutto il suo implacabile egoismo. Lo ha fatto per se stesso, per sentire un brivido, per sentirsi concretamente protagonista ed aver la sensazione di decidere il destino delle persone. Appena riacciuffa la felicità infatti, lui non la vuole più perdere. Jill, una volta scoperto tutto, gli dà un ultimatum al fine di fargli confessare il crimine. Lui, nonostante forse ne sia innamorato, preferisce ucciderla piuttosto che rinunciare alla propria nuova vita. Abe pianifica un incidente nell’ascensore e chiede a Rita di scappare con lui in Europa …
Intriso di esistenzialismo e di un fatalismo denso di humor nero, Irrational Man mette in scena il teatrino tipico di Woody, ricco di personaggi votati ad un ipocrita idealismo.
Jill, seguendo il più classico dei cliché, si innamora dell’idea romantica dell’uomo disilluso per un inconscio e banale desiderio di sentirsi a suo volta speciale e guidata anch’essa dallo spirito romantico. Ma quando la faccenda si complicherà, lei dimostrerà tutto il suo pragmatismo: intimando ad Abe di andarsi a costituire e ritornando da Roy, il suo ragazzo di sempre: semplice, pratico e con la testa sulle spalle. Dal Delitto al Castigo (come l’omonimo romanzo di Dostoevskij che Abe tiene sempre sul suo comodino), Woody Allen sembra volerci ricordare come il destino, beffardo, si prenda gioco dell’uomo, di come nonostante la nostra necessità di sentirci ”speciali”, la vita poi tenda a dimostrarci sempre il contrario, marcando nettamente la differenza tra quello che crediamo o vorremmo essere e quello che in realtà siamo per davvero.
Caustico, cinico e ironico, farcito di Filosofia, Psicologia e Letteratura, Irrational Man è l’ennesimo film del regista Newyorkese sulle fragilità e le contraddizioni dell’uomo e sulle proprie consuete idiosincrasie. Un film forse più letterario che cinematografico, sicuramente meno brillante di altre sue opere passate, ma sempre splendidamente “alleniano”, qualsiasi cosa esso significhi.
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