IMMATURI IL VIAGGIO – Paolo Genovese
Lorenzo, Piero, Francesca, Giorgio, Virgilio, Luisa, Marta e Eleonora trovano nell’isola greca di Paros la destinazione dove coronare il sogno lasciato in soffitta dai tempi della maturità (scolastica). Una meta lontana, un desiderio dimenticato nel tempo per tentare di dimenticare il trascorrere degli anni.
Il gruppo approda sull’isola in momenti diversi, causa incastri di date e mezzi, e questo non può far altro che lasciar emergere aspetti tenuti lontani dalla luce dagli attuali partner, comportamenti da teenager che sarebbe stato meglio lasciare nel cassetto, e dubbi sugli attuali percorsi di vita che non troveranno risposta se non con l’esperienza.
Paolo Genovese riporta gli ex alunni, ormai quarantenni, in un posto esotico come a voler esorcizzare lo scorrere del tempo, e riporta in auge problematiche del gruppo legate al carattere di ognuno, per far comprendere come la tanto agognata maturità non la si raggiunge con un semplice attestato. Genovese gioca come un bravo baro, mostrando debolezze che tutti noi abbiamo provato (o proveremo), mettendo a nudo personaggi che risultano quasi macchiette, resi familiari grazie ai volti di Raoul Bova, Ambra Angiolini o Luca Bizzarri, e condisce tutto con il classico gusto pecoreccio che contraddistingue la commedia italiana firmata Vanzina & co. Ebbene sì, tematiche sempre attuali e mai banali vengono annacquate eccessivamente per abbellire uno spettacolino da sagra del paese, come tanto piace a parte del pubblico italiano, andando a rovinare le buone idee e il giusto ritmo che emergono nella pellicola.
Rispetto al precedente (e più meritevole) film, per surfare lungo l’onda del suo successo, vengono trasportati i medesimi personaggi, nelle medesime situazioni e controversie, semplicemente in un paesaggio diverso, rendendo obsoleto un vero e proprio sviluppo dei caratteri, strizzando gli occhi solo a chi si accontenta di una pappa già pronta. Immaturi il viaggio scorre via senza appesantire ma anche senza mai interessare, e resta esemplificativa la fugace comparsata di un Luca Zingaretti incredulo, in una parte che serve solo da collante, senza né capo né coda.
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