IL PRIMO INCARICO – Giorgia Cecere
Nena è una maestra costretta a lasciare il suo paese e l’uomo benestante che ama per andare a lavorare; con grande sollievo della madre. Siamo in Puglia nel 1953, i confini e le differenze sociali devono restare saldi e una ragazza è costretta a trovare un marito tra i suoi pari, piuttosto che sognare il principe azzurro.
Nena, a malincuore, si trova ad insegnare in un paese sperduto, arretrato, affrontando le difficoltà di un primo incarico in un paese difficile dove, tra situazioni decadenti, sopporta lo sguardo diffidente, indagatore della gente di paese. Riesce ad adattarsi, a ritagliarsi un ruolo e crearsi un rifugio sebbene lontano dall’innamorato, ma tale serenità viene infranta dalla notizia del fidanzamento dell’uomo con la cugina e la conseguente, di rimando, fuga tra le braccia di Giovanni, uomo di bell’aspetto ma culturalmente ben lungi dal suo ideale. Um matrimonio affrettato, uno sguardo cupo, e la nascente consapevolezza del luogo adatto per sentirsi a casa.
Giorgia Cecere dirige un film senza grandi pretese, con una storia semplice, girata nel suo paese natale e a Cisternino. Vediamo quindi una Puglia raffigurata come terra calda, aperta e accondiscendente verso i turisti, un territorio consapevole delle diversità, dei cambiamenti in corso, ma dove in fondo è difficile sradicare certe attitudini. La terra ben si riflette nell’ambientazione, anni ’5o, con un’Italia in fermento, tranne che in svariati paesi salentini dove tutto è fermo, tutto tace … dove il progresso non è che non arrivi, ma non lo si vuole proprio far arrivare.
Nena trasfigura il coraggio di una donna di affrontare una vita autonoma, con gli uomini relegati ad un ruolo marginale, capaci solo di accontentarsi di un piatto in tavola e del letto caldo, apparentemente forti e brutali ma, in realtà, incapaci di gestire una donna emancipata come Nena. Affascinante e convincente Isabella Ragonese, unica attrice professionista in un cast preso dalla strada, dalla famiglia della regista e, addirittura, raccolto tra i politici dei comuni in cui è stato girato. In gamba anche l’esordiente Francesco Chiarello che lascia trasparire molto la sua salentinità.
Da salentina posso dirmi stufa di vedere la mia terra rappresentata sempre con sfumature un pò selvatiche e arse, tanto da mettere sete allo spettatore, ma apprezzo il fatto che Giorgia Cecere non abbia dipinto un quadro violento e negativo della sua zona, come altri registi hanno scelto di fare. Tecnicamente non perfetto, complessivamente piacevole.