IL PASSAGGIO – Justin Cronin
La brama di immortalità spinge un gruppo di ricercatori a manipolare una sorta di virus estratto dai pipistrelli della Bolivia, dando il via al famigerato progetto Noah, tra le rassicuranti braccia del governo americano. Cavie dell’esperimento sono dodici detenuti. A loro si aggiunge una bambina, Amy, il cui test comporta una diversa reazione al virus che ne incrementa i poteri senza portarla alla condizione vampiresca degli altri dodici.
Una falla nel sistema e l’immane (ed inimmaginabile) potenza delle cavie, porta queste ultime a “evadere” verso il mondo esterno. E contagio e morte si diffondono istantaneamente, distruggendo l’umanità come è stata conosciuta sino a quel momento. Solo un treno che porta dei bambini verso una meta sconosciuta sembra trascinare con sé l’ultimo carico di speranza.
L’umanità arrivata al collasso per colpa delle proprie mani lorde di bramosia, una corsa verso la vita eterna divenuta una corsa lontano dalla dannazione. La fine del mondo. Sono tutte tematiche ben note e affrontate in molteplici contesti nel passato e lo scrittore ne è conscio, decidendo in primis di non puntare ad un pubblico di teen-ager (arrapati). Quello, quindi, su cui Justin Cronin punta è proprio il linguaggio usato per plasmare la materia e la forza della storia. Il passaggio evoca paesaggi devastati e ne narra l’incipit, costruendo nella prima sezione una storia capace di presentare i cattivi prima della loro evoluzione. Una genie nata umanamente malvagia ed evolutasi mostruosamente con la medesima spinta propulsiva maligna, apparentemente destinata a deframmentare l’umanità sin dalla nascita, in una sorta di vendetta divina narrata nei Libri dell’Apocalisse.
La seconda parte inquadra gli ultimi avamposti sopravvissuti della razza umana, presentandoci protagonisti e comprimari, sapendo già a priori che lo stallo durerà poco. La terza vede organizzare una squadra (di fuggitivi) che fuoriesce dalla protezione delle mura e delle luci artificiali, affrontando l’agonizzante mondo esterno, fino ad incontrarsi con uno dei “dodici”, una sorta di arcivampiro la cui tela di morte avviluppa non solo i corpi ma anche le menti dei propri adepti.
Justin Cronin narra un viaggio arduo, dalle poche speranze, illuminato dalla presenza di Amy, e dei suoi poteri, e tenuto in vita dalla forza del gruppo. L’azione ha improvvise accelerate, come nella sequenza dell’assedio al treno da parte di vampiri assetati e furiosi, e termina con puntini di sospensione in virtù degli altri due romanzi della saga. Personaggi ben sagomati si affiancano ad altri dalla minore potenza evocativa, scenari catastrofici si alternano a paesaggi meno precisi nella descrizione, in un continuo alternarsi di momenti cult con altri di stanca che fanno de Il passaggio un’imponente (quanto scontata) discesa nella distruzione. Siamo ben distanti dalla coralità de L’ombra dello scorpione o dall’esplorazione emotiva de La strada, tuttavia il libro di Cronin si rivela ricco di sorprese, specialmente in attesa dei prossimi capitoli.