IL CASTELLO DI SAN MICHELE AD OSSANA
Ad Ossana nella bella Val di Sole in provincia di Trento, sorgono su un’altura le rovine del castello di San Michele risalenti agli inizi del 400’ quando i feudatari De Federici lo riedificarono completamente, anche se abbiamo notizie di questo castello già dal 1191 con un atto di compravendita ed alcuni manufatti archeologici ne dimostrerebbero già l’esistenza in età longobarda quando sulla rupe sorse il primo presidio di muratura delimitata dalla prima cinta e quella che sarebbe stata una torre o un fabbricato.
Nato come presidio strategico di frontiera con intensi passaggi di merci, il castello diviene dal 1191 possesso vescovile. Ed è in questo periodo che viene edificata al suo interno la chiesa di San Michele dalla quale il castello prenderà il nome. L’edificio non nasce come luogo di culto bensì come fulcro di vivaci attività legate al potere del sito stesso: si raccolgono tasse, affitti e prodotti agricoli provenienti dalle coltivazioni della valle, dai pascoli e dai boschi ricchi di materie prime. Il vescovo e signore di Trento Federico Vanga, vi convoca riunioni istituendo tribunali e concedendo investiture, conferme ed obblighi di servitù.
Della chiesa oggi non è rimasto nulla se non l’antico basamento originario, degli affreschi rinvenuti in fase di scavo e una campanella conservata oggi all’interno delle mura.
Il castello nel 1239 passa dal patrimonio della chiesa al podestà di Trento Sodegerio da Tito ed è conteso per lungo tempo tra impero, famiglie tirolesi e vescovo fino al 1412 quando Giacomo De Federici capostipite di una potente famiglia lombarda riceverà la rupe di Ossana per investitura feudale dando al castello il suo periodo di maggior splendore.
In questi anni prende il via una forte spinta verso le attività minerarie grazie a nuove tecnologie e il ferro estratto in ingenti quantità rifornisce i mercati veneti e tirolesi. Con queste nuove ingenti risorse De Federici trasforma completamente il castello aggiungendo una residenza padronale di cui oggi rimane il camino ed alcuni affreschi adiacenti ad esso e il mastio, simbolo del prestigio che il signore voleva ostentare su tutta la valle. Il complesso viene poi racchiuso in un’alta cinta di mura protetta a sua volta da un perimetro esterno murato più ampio, dove si trova l’accesso munito di una torre e un ponte mobile.
Nel corso del XVI secolo la famiglia De Federici esegue altri interventi a rafforzare le difese completate poi dai successivi proprietari, gli Heydorff. Nel 600 si riducono le manutenzioni e nel secolo successivo un incendio renderà il complesso quasi del tutto inservibile prima di passare sotto il dominio militare austriaco e poi al completo abbandono. Ad oggi dopo varie opere di restauro, il castello si presenta in una condizione di semirudere con parti ridotte a livello di brano murario ed altre irriconoscibili.
Sul fronte orientale della cinta di mura esterna, di oltre 210 m di lunghezza che perimetra un’area di quasi 4.000 mq, vi è una torre quadrata di 11 m che segna l’ingresso al complesso delimitato da mura spesse quasi 2 metri, una volta completata da un ponte levatoio mobile che permetteva di valicare un profondo avvallamento. All’interno abbiamo come già detto i resti del basamento della chiesa, un piccolo complesso con resti di scavi, vasellame di uso quotidiano e la campanella della chiesa prima citata, ma la parte più interessante visitabile esclusivamente con una guida è rappresentata dal mastio, al quale si accede lungo uno stretto passaggio molto suggestivo.
Questo si eleva su sei livelli, i primi due voltati mentre i superiori lignei con travi a reggere la pesante struttura. Dal secondo livello abbiamo i resti di un camino attorno il quale si pensa avesse luogo il fulcro della vita della famiglia, ricavato nello spessore murario come intramurali sono i due tratti di scale. Al secondo e terzo livello troviamo delle finestre quadrangolari di cui una con ante a scomparsa e all’ultimo piano il solaio costituito da un doppio impalcato. Da qui si può godere di una vista mozzafiato sui paesi a valle da un lato e sul passo del Tonale dall’altro.
Due le leggende legate al castello di San Michele.
Si narra che una principessa aspirante sposa del figlio di Giacomo de Federici fosse stata invitata al castello e che, essendo così bramosa di vedere le ricchezze della famiglia, venisse condotta nella sala dei forzieri. Aperto il pesante portone tanta fu la luce emanata da quei tesori da rendere la fanciulla ceca di colpo, vittima della sua stessa avidità.
Più cruenta forse per certi versi la seconda leggenda.
La potente famiglia De Federici pare non fosse ben vista dagli abitanti di Ossana, colpevole di ostentare in ogni modo la propria superiorità, tanto che un giorno il figlio di Giacomo di ritorno a cavallo da una battuta di caccia, cadde in una fossa scavata da alcuni popolani che lo lapidarono e seppellirono ancora in sella al suo destriero.