IL CAPITALE UMANO – Paolo Virzì
Un cameriere termina il proprio turno, è notte, inforca la bicicletta e inizia ad inerpicarsi tra le strade fredde e buie della Brianza. È una serata diversa, particolarmente gelida, il calore di un whiskey, l’enfasi di una pasticca o la pura e semplice follia (da scoprire alla fine) muovono gli arti di chi sta seduto sul sedile di guida, sfrecciando quasi silenziosamente … e colpendo il ciclista.
Dino (Fabrizio Bentivoglio), titolare di un’agenzia immobiliare, accompagna la figlia Serena (Matilde Gioli) dal fidanzato Massimiliano (Guglielmo Pinelli), il quale vive in una sorta di immensa villa dispersa tra le lande brianzole. Mentre la accompagna sfiora la svagata madre di lui, Carla (Valeria Bruni Tedeschi), e finisce dentro una partita di tennis con il magnate della finanza, nonché proprietario di tutto il piccolo regno, Giovanni (Fabrizio Gifuni). Le loro vicende vengono narrate lungo singoli capitoli, vivendone la (differente) quotidianità e registrandone i movimenti per comprendere chi si trovava alla guida del suv la notte dell’impatto.
Quanto vale, in peso economico, la vita di una persona? Quanto peso può avere la mano di un burattinaio che sfiora i fili del mondo per accordarli a proprio piacimento, creando uno tsunami finanziario capace di rifocillare (quasi solo) se stesso abbattendo il resto della popolazione? Paolo Virzì si pone degli interrogativi che utilizzano come miccia l’enfasi economica, per poi iniziare a galoppare verso tematiche sociali che abbracciano il territorio lombardo solo come faro che svetta rispetto a diversi altri, sparsi per l’Italia.
Il capitale umano è un peso che grava, innanzitutto, sulle spalle di chi non ha forza per stare sulle proprie gambe (Carla), un appannaggio di ometti che sollevando la testa fuori dalla propria tana, sperano nel colpaccio della mossa finanziaria invece di accontentarsi di perdere al gratta e vinci (Dino), così come un vizio che si insinua sottopelle di chi il denaro lo tocca con le dita con senso feticistico (Giovanni).
Virzì solleva le vele e inizia a correre verso il nord, dimenticando l’ironia ed i colori del centro Italia, si immerge anche in un clima non propenso ai sorrisi, preferendo i toni aspri e gli animi non corrotti ma persi nella magniloquenza dei giochi di potere. Il cast principale de Il capitale umano non sbaglia nemmeno una scena, vantando una interpretazione stellare (specialmente di Valeria Bruni Tedeschi e Fabrizio Bentivoglio), riuscendo a donare veridicità alla vicenda.
Peccato per il “deus ex machina” Luca (Giovanni Anzaldo), personaggio poco approfondito e dal ruolo quasi esclusivamente funzionale ai giochi della trama, rimbalzato da una sequenza all’altra senza mai risultare credibile, capace di abbassare il livello della seconda parte del film.