IL BACIO DI GIUDA – Marco Di Gerlando, Ludovica Gibelli
Un gruppo studenti impegnati a passar le giornate insultandosi reciprocamente e distinguersi per inoperosità e piccole violenze reciproche, si ritrovano uniti dall’odio verso un professore. Un professore severo, incapace di ascoltare e gestire una classe, infastidito dal suo mestiere in cui vede un costante peggioramento.
L’evidente repulsione del professore per gli studenti e per quel mestiere disturba i ragazzi, alimentando un rapporto di reciproca avversione, fino al punto che, un giorno, i ragazzi decidono di farsi “sentire” attraverso la vendetta.
Inutile dirlo, il cortometraggio Il Bacio di Giuda è tratto da una storia vera. La realtà scolastica diventa teatro di sempre più assurdi comportamenti, insegnanti incapaci o svogliati nell’affermare la propria autorità che diviene sempre più flebile, alunni aggressivi, furbi, violenti. Una vera e propria emergenza è in atto negli istituti scolastici e a nulla valgono laboratori, procedimenti anti razzisti, anti bullismo, anti violenze, anti qualsiasi cosa.
I ragazzi beatamente si lasciano scivolare verso una violenza sempre più brutale, soluzione ai loro problemi quotidiani. Questo pur di sentirsi migliori di altri, quasi ammirati, in una competizione sociale volta a snaturare il singolo individuo in una logica di appartenenza ad un gruppo, ghettizzando chi ne resta fuori e scontrandosi contro chiunque ponga degli ostacoli alla loro voglia di trascorrere la vita a modo loro. Marco Di Gerlando e Ludovica Gibelli, non nuovi a questo tipo di tematiche, con Il Bacio di Giuda mostrano un quadro dell’ambiente scolastico, analizzando i volti di questi studenti che si sentono al disopra di ogni emozione umana, incapaci di mostrare empatia, incuranti degli insulti elargiti ma ben lucidi e freddi quando vogliono attuare il loro piano, a scapito del professore stronzo.
Il cortometraggio è interpretato dagli studenti della Scuola di Cinema e Teatro Zuccherarte, siamo di fronte a studenti che interpretano fin troppo bene studenti, ben caratterizzati e ben diretti. La camera scorre sui volti di tutti i personaggi, indugia su sguardi fieri di chi è orgoglioso di essere riuscito a mettere in atto un piano consapevolmente ributtante.
Abbiamo apprezzato Marco Di Gerlando in lavori tecnicamente migliori; qui per esempio i continui rimbalzi della telecamera sono eccessivi e repentini, facendo pesare una scarsa fluidità. Pecche del resto offuscate dallo script e dal lavoro degli allievi della Zuccherarte.
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