IDYLL – Tomaž Gorkič
Le modelle Zina e Mia si ritrovano in un bosco della Slovenia con il fotografo Blitcz e la truccatrice Dragica. Lo shooting fotografico non ha nemmeno il tempo di iniziare, che una coppia di montanari dai lineamenti devastati irrompe, rapendo tutto il gruppo e chiudendolo in una cantina.
Vincitore del 18° Festival del Cinema Sloveno di Portorose, Idyll (letteralmente “idillio”) scioglie ogni dubbio sulla necessità di dirigere un torture-movie nel 2015. Nessuna. Il film diretto dal volenteroso Tomaž Gorkič, diviene emblema di un genere che non ha più nulla da dire da anni, che arranca dietro la ripetitività della trama e il cui finale non può che essere uno. Poco importa se il motivo della mattanza è la produzione di un distillato, la mancanza di ironia non aiuta a lasciar digerire alcuna scena.
Idyll non decolla in alcun momento, si lascia solo vedere per una naturale e istintiva vicinanza al ruolo della vittima, un innato senso di autoconservazione che si schianta di fronte all’ennesima famiglia (rurale) disfunzionale, per nulla caratterizzata. Anche la location, sicuramente evocativa dal vivo, non rende giustizia su digitale e senza la possibilità di riprese aeree o panoramiche per motivi di budget, non avviluppa i protagonisti nella necessaria aura mortifera di cui il film avrebbe necessitato. Andate avanti.
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